Page 33 - Numero Speciale 2024
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I CARABINIERI ALLE FOSSE ARDEATINE E IL RUOLO NELLA RESISTENZA




               riescono a salvarsi. Entrato in clandestinità contribuisce all’organizzazione della
               Banda Caruso. Viene arrestato il 23 gennaio 1944 insieme a Frignani e a Ugo
               De Carolis, capo di stato maggiore della Banda Caruso. Rinchiuso a via Tasso
               e sottoposto a tortura non rivela alcuna informazione.
                    Ugo De Carolis (nato a Caivano in provincia di Napoli il 18 marzo 1899) è
               uno dei ragazzi del ’99 che nel 1917, appena diciottenne, si ritrova al fronte e
               prende parte alla battaglia del Piave, dopo la rotta di Caporetto, guadagnando
               una  medaglia  d’argento  al  valor  militare.  Al  termine  della  guerra  entra  nei
               Carabinieri e trascorre un periodo Tripolitania. Merita una medaglia di bronzo
               anche durante la guerra d’Etiopia, in Somalia. Durante la Seconda guerra mon-
               diale viene inviato in missione nei Balcani, con l’incarico delicato e riservato di
               osservatore nei territori occupati dai tedeschi, verso i quali è assai critico.
                    Tornato a Roma (fa parte della Commissione italiana di armistizio con la
               Francia), all’indomani dell’8 settembre riesce a sfuggire alla deportazione dei
               carabinieri e passa in clandestinità, entrando nel Fronte clandestino come capo
               di stato maggiore.
                    Tra i carabinieri che hanno un ruolo importante nei giorni convulsi della
               caduta di Mussolini, morti alle Fosse Ardeatine, c’è anche Genserico Fontana (nato
               a Roma il 26 gennaio 1918). Anche lui laureato in Giurisprudenza, nel 1938 si
               arruola nell’esercito e nel 1940 combatte con i granatieri sul fronte greco-alba-
               nese, perdendo un occhio per le ferite in battaglia. Alla fine del 1942 viene tra-
               sferito  nei  Carabinieri,  assumendo  il  comando  ad  interim  della  tenenza
               dell’Aquila, motivo per cui dopo il 25 luglio 1943 si ritrova ad essere il carceriere
               di Mussolini all’albergo di Campo Imperatore.
                    Dopo l’8 settembre si dà alla macchia e torna a Roma in moto, mettendosi
               a disposizione del Comando. Il 7 ottobre riesce nuovamente a scampare alla
               cattura, fuggendo da una finestra, ed entra nella Resistenza, reclutando circa
               200 carabinieri sbandati con i quali forma otto squadre che prendono il nome
               di «Nucleo Fontana» della Banda Caruso. Lo stesso fa all’Aquila, dove si reca
               diverse volte con documenti falsi. Con lui collabora attivamente anche la moglie
               Rina. La sera del 10 dicembre, però, viene tradito da una delazione e arrestato
               dalle SS guidate da Kappler in casa dell’industriale Realino Carboni, in via della
               Mercede 42, mentre sta prelevando denaro destinato al sostentamento dei cara-
               binieri alla macchia, insieme al tenente Romeo Rodriguez Pereira e al brigadiere
               Candido Manca.
                    Romeo Rodriguez Pereira è un ufficiale di appena venticinque anni (nato a
               Napoli  il  29  novembre  1918,  orfano  del  padre).  Nel  1935  si  arruola  come
               volontario, ottenendo la maturità classica dopo la ferma di tre anni.


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