Page 34 - Numero Speciale 2024
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I CARABINIERI DEL 1944 - IL REGNO D’ITALIA
Nel 1939 frequenta l’Accademia di Modena, dalla quale esce come sotto-
tenente dei Carabinieri con 1° agosto 1940. Dopo il corso di applicazione a
Firenze, nell’aprile 1941 gli viene affidato il comando di un plotone del Gruppo
squadroni motorizzati territoriali di Roma.
Dopo un periodo in Africa (combatte tra Tobruk e Ain El Gazala in Libia,
meritando una medaglia di bronzo per aver soccorso un’autocolonna tedesca
sottoposta a violento attacco aereo, mettendo a repentaglio la propria vita),
viene rimpatriato per malattia.
All’indomani dell’armistizio partecipa agli scontri per la difesa di Roma, in
prossimità dei depositi di Mezzocamino e di Vallenarello, sulla via Ostiense. Il
7 ottobre è arrestato dai tedeschi nella sua caserma per essere deportato, giunto
a Pordenone riesce a fuggire saltando giù da un vagone della tradotta e in abiti
civili torna nella capitale. Qui si mette in contatto con altri militari alla macchia,
costituendo un suo nucleo che poi confluisce nella Banda Caruso. Dopo l’arre-
sto, a suo carico viene mossa l’accusa di assistere i carabinieri sbandati e come
gli altri subisce interrogatori e torture in via Tasso.
Candido Manca invece è sardo (nato il 31 gennaio 1907 a Dolianova, in pro-
vincia di Cagliari) A Roma si trasferisce dopo gli studi, appena compiuti 18
anni, con la madre separata dal marito e frequenta il corso Allievi Carabinieri.
Finita la ferma di tre anni, viene più volte richiamato in servizio. Si congeda alla
fine del 1928. Nel giugno 1935 viene assunto dall’Azienda Autonoma Statale
della Strada (la futura Anas), con la qualifica di applicato, poi si diploma ragio-
niere e perito commerciale nel 1940-41. Nel frattempo, però, l’Italia è entrata in
guerra e veste di nuovo la divisa, con i gradi da brigadiere, la compagnia
Squadre Reali e Presidenziali di Roma.
Matura sentimenti antifascisti e anche lui il 25 luglio 1943 è coinvolto nel-
l’operazione che porta all’arresto del duce, probabilmente tra i carabinieri mobi-
litati per garantire il controllo del territorio nelle aree adiacenti Villa Savoia.
Dopo l’armistizio rimane al suo posto, il 7 ottobre si salva e si nasconde
in casa di un’amica della moglie, prima di entrare nella Banca Caruso. Durante
la detenzione, nel corso di un interrogatorio gli viene anche fatto credere che i
suoi bambini sono stati catturati e che verrà loro fatto del male se non parla, ma
la moglie in qualche circostanza riesce a fargli rivedere i figli, affidandoli a
donne parenti di altri carcerati che ottengono il permesso di far visita al proprio
congiunto, dando loro dei soldi per il piantone di guardia affinché consentisse
loro di passare per qualche momento davanti alla cella del padre. In una di que-
ste occasioni, il figlio Giancarlo esce a braccia conserte e braccia chiuse, corre
incontro alla madre e le consegna un bacio da parte del padre.
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