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I CARABINIERI ALLE FOSSE ARDEATINE E IL RUOLO NELLA RESISTENZA
Singolare è anche la storia di Manfredi Talamo, tenente colonnello (nato a
Castellammare di Stabia il 2 gennaio 1895). Arruolatosi nei Carabinieri a diciot-
to anni, partecipa alla Grande guerra. Alla fine degli anni Trenta lo ritroviamo
nel Sim, promosso maggiore per meriti eccezionali acquisiti nell’incarico.
Continua la sua opera nei servizi durante tutta la Seconda guerra mondiale, a
capo dell’ufficio della Sezione-P (Sezione di Prelevamento), conseguendo gran-
di successi nel campo del controspionaggio; viene infatti promosso tenente
colonnello per merito di guerra nel 1942.
La notte dell’11 dicembre 1941 lui e i suoi uomini si introducono silenzio-
samente nell’Ambasciata degli Usa a via Veneto (da pochi giorni in guerra col
Giappone, ma non ancora con l’Italia), essendo in possesso di tutte le chiavi
necessarie e, soprattutto, di quella della cassaforte dell’addetto militare, all’inter-
no della quale è custodito il «Black Code» (tabelle cifranti e decifranti, migliaia
di pagine). Il documento viene trafugato, fotografato in una base vicina ed
entro due ore rimesso al suo posto, in modo che nessuno potesse rendersi
conto dell’avvenuta manipolazione.
Le conseguenze dell’operazione sono eccezionali: da quel momento le
comunicazioni tra gli Alleati vengono regolarmente intercettate dal Sim e le
notizie carpite facilitano, in particolare, la riuscita della controffensiva italo-
tedesca in Nord Africa (gennaio-febbraio 1942) e l’avanzata fino ad El
Alamein (maggio-giugno 1942), finché, nel luglio successivo, gli Alleati adotta-
no nuovi cifrari, avendo rinvenuto il «Codice Nero» in un comando tedesco
espugnato.
Dopo l’armistizio l’ufficiale resta fedele al giuramento prestato ed entra
nella Resistenza. Provvede a far distruggere il carteggio dell’ormai disciolto Sim
e lavora col Fmcr, realizzando un sistema di comunicazioni in codice e un effi-
ciente servizio informativo per far giungere al Comando Carabinieri dell’Italia
Meridionale di Bari le notizie sulla situazione a Roma. Si adopera anche per
ottenere la liberazione di Adriano Olivetti dal carcere di Regina Coeli, nel quale
è stato rinchiuso in quanto antifascista.
Il 5 ottobre 1943 però cade in un tranello escogitato da Kappler presso
l’Ambasciata tedesca. Incarcerato a via Tasso e torturato, non svela alcun segre-
to sulle organizzazioni clandestine. Il 24 marzo 1944 è incluso da Kappler stes-
so nella lista dei condannati a morte alle Fosse Ardeatine, che consuma così la
sua vendetta. A questi nomi si aggiungono anche quelli del sardo Gerardo Sergi,
catturato dai tedeschi in Slovenia ed evaso dal campo di concentramento, dei
campani Francesco Pepicelli e Gaetano Forte, del siciliano Calcedonio Giordano e del-
l’umbro Augusto Renzini.
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