Page 29 - Numero Speciale 2024
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I CARABINIERI ALLE FOSSE ARDEATINE E IL RUOLO NELLA RESISTENZA




               3.  Via Rasella e la rappresaglia
                    Sono queste vicende che spiegano il perché di tanti Carabinieri tra le 335
               vittime trucidate alle Fosse Ardeatine. La storia del più grande massacro com-
               piuto dai nazisti in un’area metropolitana in Europa è relativamente nota. Nel
               senso che la ricerca storica oggi ha portato ad un buon grado di conoscenza di
               ciò che avvenne nelle concitate ore dopo l’attacco partigiano in via Rasella del
               23 marzo 1944. Sta di fatto però che a ottant’anni di distanza poco o nulla resta
               nella conoscenza e nella memoria diffusa delle vittime, per molte delle quali
               fino ad oggi si conosceva poco più che qualche generalità anagrafica, ma non
               la storia individuale.
                    Le vittime della strage del 24 marzo 1944 presso la cava di pozzolana sulla
               via Ardeatina sono 335 uomini, tra i 15 e i 74 anni. Vengono uccise con un
               colpo  di  pistola  alla  testa.  Sono  prigionieri  politici  di  tutte  le  forze  della
               Resistenza, ebrei, detenuti comuni e civili rastrellati dopo via Rasella per fare
               numero, in proporzione di dieci a uno, più cinque per errore, come rappresaglia
               per l’attacco partigiano del giorno precedente in via Rasella, costato la vita a
               trentatré soldati delle forze d’occupazione tedesche.
                    Dopo l’armistizio e sotto l’occupazione tedesca, Roma era stata dichiarata
               città aperta, ma in realtà era una piazza d’armi. Uccisioni e arresti di antifascisti
               erano all’ordine del giorno, così come la cattura e la deportazione degli ebrei e i
               rastrellamenti dei civili. Fascisti e nazisti attuano una vera e propria strategia del ter-
               rore contro la popolazione civile e una spietata repressione delle forze partigiane.
                    Specie dopo lo sbarco degli Alleati ad Anzio e Nettuno, le forze della
               Resistenza danno il loro contributo, provando a colpire i tedeschi dove e come
               possono e il 23 marzo 1944, anniversario della fondazione dei Fasci italiani di
               combattimento, i Gap attaccano in pieno centro, in via Rasella, una colonna di
               reclute  altoatesine  dell’11   compagnia  del  III  battaglione  del  Polizei  Regiment
                                         a
               Bozen, facendo esplodere al loro passaggio un carico di dinamite nascosto in un
               carretto da netturbino e lanciando alcune bombe a mano.
                    L’attacco nel cuore di Roma per i tedeschi è molto grave e per questo
               viene subito decisa una rappresaglia esemplare, attuata in meno di 24 ore non
               tanto per punire i responsabili dell’attacco, che non vengono nemmeno cercati,
               ma per dare un chiaro segnale alla popolazione.
                    Il compito viene affidato a Kappler, ma non è facile da attuare perché
               nelle carceri non ci sono abbastanza uomini da sacrificare. Kappler riesce a sti-
               lare una lista di 270 tra detenuti in via Tasso e Regina Coeli, i principali luoghi
               di prigionia nazista della città. La lista include tutti gli ufficiali del Fmcr, quelli
               delle tre Armi e i Carabinieri.


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