Page 17 - Numero Speciale 2024
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LA CAMPAGNA D’ITALIA NELL’AMBITO DELLA STRATEGIA ALLEATA
Il risultato fu che si continuò ad andare avanti a tutti i costi senza un pre-
ciso scopo strategico e senza tenere conto delle difficili condizioni climatiche e
di terreno che si sarebbero incontrate sull’Appennino. Il risultato furono i ben
noti insuccessi militari con pesanti conseguenze sul piano della tenuta discipli-
nare dei reparti alleati .
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In effetti, quello che Morris ci ripropone è - come detto - un dibattito anti-
co all’interno della storiografia sull’argomento. Il generale Jackson l’aveva
affrontato a suo tempo e sviscerato a dovere partendo dalla «radicata convin-
zione ... che la Battaglia d’Italia fu il pomo della discordia fra scuole di opposta
concezione strategica, tanto nei comandi alleati quanto in quelli dell’Asse»; in
particolare, per quanto riguarda il campo alleato, essa «costituì il fulcro delle
divergenti correnti del pensiero strategico britannico e americano» .
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Di fatto, l’utilità o meno della campagna d’Italia, in particolare nella fase
successiva all’apertura del secondo fronte, nel giugno del 1944, appare legata
alle diverse scelte politico-strategiche dei due maggiori «partners» occidentali.
Come è noto, nell’ambito della strategia britannica lo scacchiere italiano rivesti-
va un’importanza fondamentale come tappa obbligata per giungere a Vienna
prima dei sovietici: questa era la strategia di Churchill che spinse appunto, con
successo, per l’apertura del fronte italiano sin dal 1942 e, in particolare, nelle
conferenze di Casablanca (gennaio 1943) e Washington («Trident», maggio
1943). Una volta scelta la strada della risalita lungo la penisola italiana (la più
ardua), le cose si misero subito male e le delusioni si succedettero una dietro
l’altra: prima l’arresto, imprevisto, sulla «Winter Line» che pose fine alle illusioni
di arrivare a Roma prima di Natale, poi il disastro di Anzio che rischiò di com-
promettere seriamente lo sforzo alleato. Tutto sembrò insomma cospirare con-
tro le scelte britanniche, a favore della crescente pressione americana per l’aper-
tura del secondo fronte, decisa alla fine del 1943 e programmata per la prima-
vera dal 1944 e poi realizzata con lo sbarco in Normandia («Overlord») e quello
5 Sulla stretta relazione fra durezza della guerra e scadimento delle condizioni disciplinari cfr.
Ibid., pp. 444-445 e cap. 49.
6 W. G. F. Jackson, op. cit., pp. 9 e ss.; sulle due fasi della campagna d’Italia, cfr. G. Rochat, La
campagna d’Italia 1944-45: linee e problemi, in Linea gotica 1944. Eserciti, popolazioni, partigiani, a
cura di G. Rochat, E. Santarelli, R. Sorcinelli, Atti del Convegno svoltosi a Pesaro il 27-28-29 set-
tembre 1984, Milano, Angeli, 1986; per una ricostruzione degli intrecci fra politica e scelte
militari alleate in Italia cfr. Elena Aga Rossi, Strategia e politica alleate nella campagna d’Italia, in
La guerra sul Sangro. Eserciti e popolazioni in Abruzzo, 1943-1944, a cura di C. Felice, Atti del con-
vegno svoltosi ad Atessa il 5, 6 e 7 aprile 1990, Milano, Angeli, 1994, pp. 47-69; della stessa Alleati
e Resistenza, in Resistenza e questione nazionale, vol. I degli atti del convegno. Problemi di storia
della Resistenza in Friuli, Udine, Del Bianco, 1984, ora in L’Italia nella sconfitta, politica interna
e situazione internazionale durante la seconda guerra mondiale, introduzione di Renzo De Felice,
Napoli, ESI, 1985, pp. 191-230.
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