Page 19 - Numero Speciale 2024
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LA CAMPAGNA D’ITALIA NELL’AMBITO DELLA STRATEGIA ALLEATA
dagnare terreno; ne è prova la conferenza «Octagon», tenutasi a Quebec alla
metà di settembre, e i colloqui sul tema che Churchill avrebbe avuto in ottobre
a Mosca con lo stesso Stalin, che si sarebbe mostrato inaspettatamente favore-
vole a «un piano che prevedeva uno sbarco in Istria di Forze alleate e il loro
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ricongiungimento con l’esercito sovietico nei pressi di Vienna» . Il 24 ottobre
Wilson, su suggerimento di Churchill, propose ai Capi di Stato maggiore alleati
un piano che prevedeva appunto una stretta interdipendenza fra i due fronti,
basandosi su «un movimento a tenaglia contro l’esercito tedesco con uno sbar-
co alleato sulla costa adriatica per sostenere le forze di Tito, unito a una ripresa
dell’offensiva in Italia contro le forze di Kesselring» .
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L’iniziativa si arenò però alla metà di novembre sia per motivi esterni che
interni; da un lato infatti Wilson, avendo constatato che l’occupazione tedesca
dei Balcani era ancora salda e si protraeva più del previsto, decise ben presto di
abbandonare quel braccio della tenaglia e concentrare tutti gli sforzi sull’altro, il
fronte italiano. Anche qui però le cose volsero presto al peggio; le difficoltà del
terreno, aggravate dalle avverse condizioni climatiche, rendevano problematica
e spesso impossibile l’avanzata che Alexander interruppe infatti il 27 ottobre.
Le operazioni continuarono ancora in tono minore per alcune settimane, rag-
giungendo qualche successo, come la liberazione di Ravenna all’inizio di dicem-
bre; alla fine del mese Alexander ordinò la sospensione definitiva delle opera-
zioni: se ne sarebbe riparlato in primavera.
Ancora oggi la storiografia dibatte su quale delle due strategie fosse quella
giusta: quella britannica o quella americana. Il generale Jackson non prende
posizione: «Entrambe le parti possono argomentare che gli avvenimenti della
campagna d’Italia hanno dimostrato la giustezza delle loro tesi, sicché il proble-
ma resta a tutt’oggi insoluto e stimolante» .
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Lo stesso Jackson però, dopo essersi così salomonicamente espresso, sug-
gerisce come possibile alternativa di natura militare «... la strategia preferita da
Alexander, quella cioè di colpire a due mani», per la quale dunque i due teatri
occidentali rivestivamo uguale importanza e dovevano cooperare fornendosi,
all’occorrenza, reciproco aiuto. Perché ciò non avvenne? Secondo Dominick
Graham e Shelford Bidwell lo si deve all’errore di fondo degli americani i quali
considerarono i due fronti «rivali, quando invece avrebbero dovuto essere visti
come una singola entità strategica» .
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12 E. Aga Rossi, Gli Alleati e la resistenza cit., pp. 211 e ss.
13 Ibid., p. 213.
14 W. G. F. Jackson, op. cit., pp. 14 e 402.
15 D. Graham, S. Bidwell, op. cit., p. 436.
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