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LA FUNZIONE DEL CONTROLLO INDIPENDENTE DELLA CORTE DEI CONTI
2. Una figura istituzionale di alto profilo istituzionale: Ferdinando
Carbone
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Ferdinando Carbone rimase alla Corte dei conti per un tempo abbastanza
lungo, per oltre quindici anni (dal 1° aprile 1954 al 30 aprile 1970) , ispirando la
sua presidenza - per quei tempi - a criteri di assoluta modernità e soprattutto di
grande equilibrio, avvalendosi di numerosi giovani referendari (tra gli altri,
Salvatore Buscema, Carlo Anelli, Piero Bellini, Giuseppe Borzellino, Girolamo
Caianiello, Antonino De Stefano, Sergio Lariccia, Francesco Garri, Vittorio
Guccione, Onorato Sepe, Filiberto Toro ), molti dei quali costituirono il nucleo
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originario dell’Ufficio del Massimario e del nuovo Ufficio che si sarebbe occu-
pato delle Relazioni con il Parlamento.
E, quando ebbi l’onore di entrare nel ruolo magistratuale della Corte dei
conti, nel 1986, con alcuni di essi avevo avuto già momenti di un proficuo
scambio di idee, in ragione del mio ruolo di assistente giuridico del Capo del
personale del Ministero del lavoro e della previdenza sociale.
Di essi avevo avuto modo di apprezzare le conoscenze giuridiche nei
diversi campi del diritto amministrativo, oltre che nella scienza dell’amministra-
zione e, al contempo, di riconoscere la disponibilità al cambiamento che essi
stessi, per nulla paghi dell’attività svolta, avevano avuto cura di preparare attra-
verso i loro scritti. Era evidente la disponibilità al cambiamento, sollecitata dalla
circolazione, in quel tempo, di quel documento di fonte INTOSAI denominato
sinteticamente “Manifesto di Lima” (1977).
Ma era anche profonda la consapevolezza del ruolo che la Corte dei conti,
come organo di controllo e di istituzione posta in posizione di ausiliarietà nei
riguardi del Governo (anzi dei Governi data la caratteristica multilevel della
nostra governance), avrebbe dovuto svolgere.
Continuava ad affermarlo Massimo Vari, per diversi anni alla presidenza
dell’Associazione Nazionale Magistrati della Corte dei conti, collega amabilissi-
mo e di grande apertura mentale.
Continuava ad affermarlo Girolamo Caianiello, che, pur qualificandosi,
all’interno della Magistratura contabile, uno “spirito libero” (non aveva inteso
iscriversi all’Associazione Magistrati…) aveva un modo tutto suo di esprimersi,
sollecitando i suoi Colleghi a tenere atteggiamenti più critici, e al contempo più
costruttivi, nei riguardi dei Governi nazionali.
4 Mola di Bari, 5 aprile 1900 - Roma,11 settembre 1990,
5 E proprio Filiberto Toro è stato il presidente della Commissione del concorso a dieci posti
di Referendario, bandito dalla Corte dei conti il 20 febbraio 1985, in GURI-Sezione speciale, n.
64 del 15 marzo 1985 (v. p. 71).
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