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L’INDIVIDUAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO NELLA PREVENZIONE
DEI REATI LEGATI A CONDOTTE REITERATE
violenza nei confronti del partner o ex partner possa nel breve o nel lungo termi-
ne, usare nuovamente violenza. In Italia non esiste una legge specifica che disci-
plini l’utilizzo di questi strumenti poiché sarebbe necessario l’intervento di un
esperto nel campo della psicologia salvo nei casi ove si richiede la valutazione
della pericolosità sociale per l’eventuale applicazione di una misura di sicurezza.
Non essendo presente un comune strumento di rilevazione del rischio per
tutte le forze dell’ordine, l’Arma dei Carabinieri, tramite la Sezione Atti
Persecutori ha inserito all’interno del “prontuario operativo per i reati di violen-
za di genere e per l’approccio alle vittime particolarmente vulnerabili” un capi-
tolo interamente dedicato ai fattori di rischio e ad alcune indicazioni per tutti i
militari sul come fare luce su elementi chiave da riportare all’autorità giudiziaria
nell’ambito della violenza di genere.
All’interno del prontuario i militari possono consultare delle tabelle create
dallo studio di strumenti di valutazione utilizzati in campo internazionale, come
il questionario Spousal Assault Risk Assessment (S.A.R.A.), ma anche elementi
estrapolati dallo studio delle segnalazioni dei comandi territoriali che pervengo-
no giornalmente alla Sezione Atti Persecutori, nonché dall’esperienza maturata
dalle escussioni di vittime particolarmente vulnerabili. Un uso attento non vin-
colante ma orientativo delle tabelle del prontuario può aiutare a conoscere il
caso specifico di violenza e individuare se siamo in presenza di una situazione
a “basso, medio o elevato” rischio.
Per rendere ancor più semplice le attività degli operatori sul territorio sono
state inserite delle schede, nel prontuario, che aiutano ogni militare a porre le
domande e a porle nel modo più appropriato: fare le domande giuste e nel
modo giusto è assolutamente fondamentale, atteso che se la persona offesa si
sente protetta e accolta, l’operatore riuscirà ad ottenere quante più informazioni
investigative senza cadere nella trappola della vittimizzazione secondaria.
Per tutte le forze dell’ordine esistono inoltre le banche dati (SDI,
SCUDO) che rappresentano un valido ausilio ai militari per ricostruire lo stori-
co degli eventi legati a fatti reato contraddistinti da condotte abituali come i
maltrattamenti contro familiari e conviventi e atti persecutori. L’inserimento
degli interventi o di altre denunce all’interno dei suddetti sistemi informatici
rappresenta un fattore di rischio da tenere in considerazione soprattutto quan-
do è necessario adottare misure in ambito pre-cautelare. Senza un aggiorna-
mento corretto delle banche dati sarebbe più difficile emettere una misura nei
confronti dell’autore, soprattutto quando ci si trova ad intervenire in contesti in
cui non è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza.
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