Page 56 - Rassegna 2024-1-Inserto
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INSERTO




                  The deconstruction of  gender stereotypes therefore requires varied methodologies and a constant and
             coherent commitment that promotes education, dialogue and individual reflection starting from the youngest
             generations and which includes society as a whole, including legal practitioners.
                  We are all victims and protagonists at the same time. And a world that recognizes and reflects on
             the stereotypes it produces is a world that favors the full freedom of  expression of  human potential, thus
             contributing to collective well-being.

                                             !

             SOMMARIO: 1. Stereotipi e pregiudizi. - 2. Il mito dello stupro. - 3. Conclusioni.


             1.  Stereotipi e pregiudizi
                  La difesa è sacra ed inviolabile, è vero. Ma nessuno di noi avvocati - e qui parlo come
             avvocato - si sognerebbe d’impostare una difesa per rapina così come si imposta un processo
             per violenza carnale. Nessuno degli avvocati direbbe nel caso di quattro rapinatori che con la
             violenza entrano in una gioielleria e portano via le gioie, i beni patrimoniali sicuri da difen-
             dere, ebbene, nessun avvocato si sognerebbe di cominciare la difesa, che comincia attraverso i
             primi suggerimenti dati agli imputati, di dire ai rapinatori: “Vabbè, dite che però il gioielliere
             ha un passato poco chiaro, dite che il gioielliere in fondo ha ricettato, ha commesso reati di
             ricettazione, dite che il gioielliere un po’ è un usuraio, che specula, che guadagna, che evade le
             tasse!”. Ecco, nessuno si sognerebbe di fare una difesa di questo genere, infangando la parte
             lesa soltanto (…). Ed allora io mi chiedo, perché se invece che quattro oggetti d’oro, l’oggetto
             del reato è una donna in carne ed ossa, perché ci si permette di fare un processo alla ragazza?
             E questa è una prassi costante: il processo alla donna. La vera imputata è la donna. E scu-
             satemi la franchezza, se si fa così è solidarietà maschilista, perché solo se la donna viene tra-
             sformata in un’imputata, solo così si ottiene che non si facciano più denunce per violenza car-
             nale. Io non voglio parlare di Fiorella, secondo me è umiliare una donna venire qui a dire
             “non è una puttana”. Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, e senza bisogno di
             difensori. E io non sono il difensore della donna Fiorella, io sono l’accusatore di un certo modo
             di fare processi per violenza, ed è una cosa diversa.

                  Questo brano è un frammento dell’arringa pronunciata nel 1978 dall’av-
             vocato Tina Lagostena Bassi, che aveva difeso magistralmente la persona offe-
             sa, una giovanissima donna, nel processo per violenza carnale celebrato innanzi
             al Tribunale di Latina, in cui erano imputati quattro uomini. Da questo processo
             era stato tratto il documentario “Processo per stupro”, trasmesso il 26 aprile del
             1979 dalla R.A.I. L’avvocato fu costretta a dimostrare che la vittima, non solo
             non aveva prestato il consenso allo stupro, ma fu obbligata anche a difendere


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