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STEREOTIPI E PREGIUDIZI




                    Il tragico fenomeno del femminicidio non ci racconta soltanto di donne
               che vengono brutalmente uccise ad opera dei loro uomini, ma ci parla anche e
               soprattutto del fallimento culturale vissuto dalla nostra epoca.
                    Nello stupro e nella violenza spesso si trovano radicati i luoghi comuni e
               gli stereotipi che fanno del corpo della donna e del suo atteggiamento, l’elemen-
               to provocatore che fa scattare la violenza. Chi agisce violenza contro la donna
               anche attraverso un linguaggio d’odio, mira a cancellare la sua identità, nel ten-
               tativo di impedire una autoaffermazione femminile. E lo fa con l’intenzione di
               umiliare, di aggredire, fino a farla sentire colpevole e con pratiche misogine che
               hanno come unico fine la sottomissione, il controllo e l’isolamento delle vittime.
                    Volgendo uno sguardo al passato, anche a partire dal mito e dalla lettera-
               tura si sono andati costruendo e fortificando questi stereotipi e falsi miti intor-
               no alla violenza sessuale che ancora oggi perdurano. È facile quindi intuire che
               si tratta di tutta una serie di pregiudizi difficili da debellare proprio perché si tro-
               vano radicati nel tessuto sociale e che trovano la loro origine dall’antichità e dai
               racconti mitici.
                    Il  pregiudizio  contro  la  donna  è  troppo  diffuso,  radicato  e  atavico.
               Pensiamo ad esempio a Ovidio, autore della celebre Ars amatoria , primo trat-
                                                                              12
               tato composto per insegnare a uomini e donne l’arte di amare, a cavallo tra l’an-
               no zero e il primo dell’era cristiana. Ovidio scriveva espressamente che la donna
               ama essere presa con la forza, invitando a non rinunciare al corteggiamento di
               una ragazza che sembra resistere, dal momento che la sua opposizione è in real-
               tà un invito ad insistere nel tentativo di conquista. Ovidio adopera la metafora
               della caccia e del potere: l’uomo è cacciatore, la donna è preda. Ma dietro que-
               sto gioco di ruoli e di seduzione si cela la pretesa del maschio di imporre il pro-
               prio dominio su un “oggetto” privo di volontà, che non è capace di esprimere
               il proprio consenso o dissenso.
                    I miti e la letteratura classica portano con sé concetti che spesso vengono
               considerati universali e assoluti, talvolta influenzano scelte e decisioni o forni-
               scono modelli di comportamento. Ma dietro i loro racconti e le loro leggende
               si nascondono e tramandano concetti misogini e sessisti. Come nella società
               greca, anche nella società contemporanea, i miti continuano a esercitare una
               forte influenza sulle nostre scelte e decisioni, possono altresì plasmare la nostra
               percezione e condizionare il nostro comportamento. Si tratta di quell’insieme di
               credenze e abitudini mentali interiorizzate in ognuno di noi, che talvolta inco-
               raggiano  e  giustificano  l’aggressività  sessuale  maschile  e  colpevolizzano  le
               donne che ne sono vittime.
               12   Ovidio, Ars amatoria, Liber I, l. 673 e ss.

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