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INSERTO
costruire una possibile intesa tra forze democratiche che lentamente coinvol-
gesse anche il Partito Comunista all’interno dell’area di governo.
Tentativo nato anche dalla preoccupazione, diffusa in fasce sempre più
larghe dello schieramento politico, di un colpo di Stato militare o comunque di
azioni volte a condizionare la vita civile del Paese. Se Enrico Berlinguer trae
spunto dalle vicende cilene per scrivere i famosi articoli su Rinascita che indi-
cano la via del compromesso storico, anche nella Democrazia Cristiana andava
maturando da tempo la preoccupazione per le pressioni verso svolte autoritarie
e al tempo stesso la consapevolezza della necessità di dar corso a riforme in
grado di rispondere almeno in parte alle forti esigenze di rinnovamento degli
anni Sessanta.
Gli anni Settanta infatti non sono solo gli anni del terrorismo e della
minaccia del colpo di Stato; essi sono anche gli anni in cui entra in vigore lo sta-
tuto dei lavoratori, viene approvata la rivoluzionaria legge sul divorzio, matura
la riforma della Polizia di Stato del 1981 e cioè al termine di un decennio orri-
bile.
Quanto la prospettiva della caduta della pregiudiziale comunista fosse per-
cepita come un grave pericolo emerge con la forza della testimonianza nel pro-
cesso, in contraddittorio con le parti, di Michael Townley, l’amico americano.
Townley, civile statunitense reclutato dal Servizio segreto di Pinochet, la DINA,
tra gli organizzatori del colpo di Stato attraverso operazioni di disinformazione
e di strategia della tensione, deponendo in aula, ha dichiarato che Bernardo
Leighton non era tra i tredici dirigenti politici in esilio, che dovevano essere
assassinati. Fu solo dopo le elezioni del 1975 in Italia e la concreta possibilità di
un processo di avvicinamento tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista,
progetto al quale Leighton si dedicava nell’opposizione cilena, che l’assassinio
del politico esule in Italia divenne prioritario.
Ricordo con orgoglio le parole con cui, rivolto alla giuria e richiamando
l’ultimo discorso di Allende, conclusi le mie requisitorie: “con la vostra sentenza
voi affermerete che lo Stato democratico non ha solo la ragione, ma anche la
forza”.
È in questo contesto che matura il cambiamento di strategia della destra
radicale, in Ordine Nuovo e in Avanguardia Nazionale. La scelta della
Democrazia Cristiana, ormai irreversibile, per l’ampliamento delle radici dello
Stato democratico, pongono alla destra radicale il tema non più della coesi-
stenza, ma del contrasto allo stato democratico. Liberandosi questo, con dif-
ficoltà, dei residui del fascismo, esso diventa al contempo il vero avversario di
una destra radicale.
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