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                  Noi lo facciamo, noi pratichiamo il ricordo. Il Presidente Grasso era qui,
             alla Scuola Ufficiali, anche lo scorso 31 maggio quando abbiamo fatto un con-
             vegno ricordando colui che a Palermo chiamano “3 P”, Padre Pino Puglisi. Non
             era un carabiniere, non era un magistrato, era un sacerdote, uno che faceva
             parte di una “legione” indispensabile per la lotta al crimine.
                  Questa mattina sui giornali c’è un articolo di Don Patricello che a Caivano
             evidenzia positivamente il comportamento di un nostro capitano che va in una
             scuola e arresta il papà di un bambino di cinque anni e il bambino di cinque
             anni vede nel capitano colui che lo può far uscire evidentemente da un percorso
             certamente non virtuoso.
                  Si perché nelle “scuole basse” - mi fa piacere che tra noi ci sono gli stu-
             denti - Sciascia diceva “io sono maestro delle scuole basse”, perché è nelle scuo-
             le basse, nei primi dieci anni di vita, che si realizza la coscienza civica; e un altro
             mio conterraneo, un altro insegnate, Gesualdo Bufalino, diceva che “la mafia
             sarà vinta per l’appunto da un esercito di maestre delle elementari”.
                  Il 30 giugno abbiamo fatto un altro convegno per ricordare coloro che
             sono caduti a Ciaculli, in quella località di borgata, a Palermo, dove in una esplo-
             sione hanno perso la vita sette uomini dello Stato: quattro carabinieri, un mare-
             sciallo della polizia e due soldati (due artificieri intervenuti per disinnescare una
             Giulietta piena di tritolo).
                  L’attacco della mafia allo Stato che si è verificato nel 1992-1993, non si è
             verificato  solo  nel  1992-1993.  Infatti  tra  qualche  giorno  ricorre  il  40°
             Anniversario di quello che successe in via Pipitone Federico a Palermo il 29
             luglio 1983: un’ulteriore macchina con una bomba, che esplode. Così muoiono
             il Giudice Chinnici, il Maresciallo Trapassi e l’Appuntato Bartolotta e il portiere
             dell’immobile in cui il magistrato abitava.
                  Tutte queste cose sono come dei puntini da guardare con nonchalance, en
             tourist, come diceva Sciascia, o ci servono per soffermarci e riflettere su chi
             siamo e su chi vogliamo essere?
                  Ieri sono stato alla Scuola Allievi di Torino per ricordare un allievo cara-
             biniere, l’Appuntato Giuseppe Bommarito che, insieme al Carabiniere Morici e
             al Capitano D’Aleo, è stato ucciso a via Scobar a Palermo il 13 giugno 1983.
                  Ecco il ricordo.
                  Nelle scuole avete illustrato molti temi, figure di protagonisti, testimoni del-
             l’impegno civile che dobbiamo quindi prendere a riferimento, cercando di custodire
             il ricordo di gente, brutto chiamarli gente, ma la gente significa che li avviciniamo,
             non necessariamente qualificandoli come eroi, perché è l’ultima delle ginnastiche
             che dobbiamo fare. Perché appena li consideriamo degli eroi li distacchiamo da noi.

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