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Intervento del Ministro della Difesa
Onorevole Guido Crosetto
ignori, rappresentanti del Senato, Vicepresidente della Camera e
Presidente di Commissione, colleghi Tajani, Lollobrigida,
SSangiuliano, Zangrillo, Viceministro Cirielli, Sottosegretario
Mantovano, Sottosegretario Rauti, rappresentanti delle Forze Armate e delle
Istituzioni, Comandante Generale, Comandante della Scuola, Ufficiali e soprat-
tutto Allievi:
confesso a tutti Voi che prendo la parola con un po’ di emozione, quell’emo-
zione che mi prende tutte le volte che ho a che fare con dei giovani che stanno
iniziando un percorso di vita. Un’emozione che mi ricorda quella provata non
molto tempo fa, quando il vostro Comandante, Generale Luzi, mi ha chiamato al
telefono informandomi della cattura di Matteo Messina Denaro. Una giornata che
è stata storica per il nostro Paese, che lui prima ha richiamato. Ed è la stessa emo-
zione che provo io e che avrebbe provato il Presidente del Consiglio, che mi ha
pregato di dirvi che è profondamente dispiaciuta per non essere qui con Voi.
Ci troviamo in un luogo di formazione, come ci dicevano prima i vostri
Comandanti, di alta formazione. Desidero, quindi, partire ringraziando e facen-
do i complimenti a tutti coloro i quali svolgono una funzione silenziosa ma effi-
cace, di grandissima nobiltà, che forma le menti, le volontà, tutto ciò che fa
parte dell’essere Ufficiali dei Carabinieri.
Solo se si ha una ferma volontà, infatti, se si è coscienti del proprio ruolo,
solo se si è convinti dell’importanza sociale dell’attività che si dovrà svolgere, si
possono affrontate le sfide, le attese, talvolta le delusioni, con la perseveranza
che tutti riconoscono e che contraddistingue i Carabinieri.
Quella perseveranza e quella continuità d’azione che ci consentono di
affrontare ogni giorno, che vi consente di affrontare ogni giorno le più perico-
lose organizzazioni criminali che ci siano al mondo, infliggendo loro delle
durissime sconfitte.
Non so Voi, parlo con i civili, ma io sono sempre stato colpito dal rigore
e dalla compostezza che contraddistinguono tutte le Forze armate.
Sono convinto - e non è una cosa che riguarda solo l’ambito militare - che
il modo di presentarsi, l’attenzione con cui ci si relaziona all’altro, siano il segno
più evidente del rispetto per sé e per l’interlocutore. Quando si indossa l’unifor-
me, quell’interlocutore è il cittadino e la cosa assume un’importanza ancora mag-
giore, una dimensione ancora più alta, perché il “se” da rispettare va oltre la pro-
pria storia personale e racchiude quella dell’Istituzione, della Nazione, di tutti.
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