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L’ESERCITO SILENTE




                    È utile ricordare che nell’ambito dell’autopsia psicologica, ma anche in
               qualsiasi altro intervento, è importante servirsi di domande che non siano ripe-
               titive, inutili, di squalifica, suggestionanti, e di ascolto empatico; nel mentre è
               necessario offrire comprensione, vicinanza e solidarietà. Così facendo, cercan-
               do anche di trovare risposte ai molteplici interrogativi che attanagliano i soprav-
               vissuti, si può dare una spinta significativa all’avvio del processo di elaborazione
               dell’assenza. Tuttavia, la prima obiezione dei survivors potrà essere - come abbia-
               mo diverse volte constatato - che colui che offre aiuto non può comprendere
               la loro condizione in quanto non ha vissuto il loro dramma. Anche per questo
               l’Associazione Penelope - che conta nelle sue fila innumerevoli soldati soprav-
               vissuti alla scomparsa, che hanno vissuto, e talvolta superato, il loro dramma
               acquisendo, sul campo e nel tempo, vere abilità nel dare aiuto - risulta essere di
               valido supporto in queste terribili situazioni.
                    La scomparsa di una persona cara rappresenta sempre un evento doloroso
               e quanto più è imprevista ed inaspettata, tanto più la vicenda diventa difficile e
               traumatica:  vengono  d’improvviso  sconvolte  vite  personali,  infranti  equilibri
               familiari ed annullati progetti. Tanto è che quando la scomparsa perdura nel
               tempo, si parla già di lutto, facendo riferimento a una gamma molto ampia di
               processi psicofisici che si attivano, consci ed inconsci, scatenati dall’assenza del
               proprio caro. Più precisamente, si parla di lutto sospeso, congelato.
                    Come afferma l’avvocato Nicodemo Gentile: “il lutto è senza fine per chi non
               ha un corpo a cui dare l’estremo saluto” e per tale ragione, la mobilitazione della col-
               lettività verso la ricerca di questi corpi erranti, che non conoscono riposo, è
               doverosa e l’indifferenza nei confronti di tutto questo è impietosa.
                    Raccontare le storie degli scomparsi e stringerci attorno ai loro familiari è
               un piccolo-grande contributo da apportare a questa causa, nella speranza che,
               un giorno, anche il più vile degli uomini, pur strappando un’anima alla vita, non
               la privi mai più di una degna sepoltura.




















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