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INSERTO
VINCENZO CHINDAMO
Vincenzo Chindamo è il fratello di Maria Chindamo, l’imprenditrice
calabrese rapita la mattina del 6 maggio del 2016 davanti all’ingresso della
sua azienda agricola in contrada Carini, in Località Montalto.
L’automobile della donna venne ritrovata davanti al cancello della pro-
prietà con il motore ancora acceso. Gli investigatori rinvennero tracce di
sangue e capelli, sia su un muretto, che sul mezzo di trasporto. Il corpo
della donna non è mai stato ritrovato.
Vincenzo descrive l’esperienza delle indagini come un mostro grande
da affrontare e ci racconta del rapporto avuto con le autorità come som-
mariamente buono, ma non sono comunque mancate difficoltà; infatti, ini-
zialmente, si sono sentiti molto disorientati nel cercare di capire quali persone e
quali strade era giusto seguire per arrivare alla risoluzione del caso. Alla luce di
tale esperienza, dunque, Vincenzo ritiene che uno strumento come
l’Autopsia psicologica, che nel caso di Maria non è stato utilizzato,
possa essere convincente, anche se ammette di non avere le giuste compe-
tenze giuridiche specifiche per poterne avere la certezza; tuttavia, non sa se un simi-
le strumento possa essere accettato dalla giustizia italiana. Certo è che, secondo
l’uomo, data l’enorme raccolta di dati personali che verrebbero utilizzati
ai fini dell’indagine, sarebbe opportuno che lo strumento venga gestito
da operatori competenti come, ad esempio, persone nell’area della psicologia
giuridica.
Vincenzo, in seguito, parla di come si sia sentito nell’immediatezza
dell’evento, raccontando quali siano stati i suoi sentimenti e le sue emo-
zioni e di come si siano anche evolute nel tempo: afferma di aver provato
rabbia, tensione, senso di smarrimento e non sapere cosa fare. Inoltre, aggiunge che
questi sentimenti non lo hanno mai abbandonato; tuttavia, con il tempo,
è nata e maturata la volontà di reagire che più passa il tempo e più aumenta d’inten-
sità. Non ha provato in prima persona sensi di colpa o sentimenti di ango-
scia o vergogna, ma pensa che all’epoca dei fatti tali sentimenti abbiano
condizionato alcune dichiarazioni di parenti e amici che ruotavano intor-
no a Maria.
Vincenzo, comunque, sostiene di essersi sentito libero di esprimersi
quando è stato sentito dai Carabinieri e dalla Procura, anche se tante rifles-
sioni e tanti fatti accaduti utili alle indagini non sempre mi sono venuti in mente da
subito nell’immediatezza e per tale motivo sono tornato più volte dai carabinieri.
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