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INSERTO
MARIA RAGUSA
Maria Ragusa è la cugina di Roberta Ragusa, la giovane donna che nella
notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012 è scomparsa nel nulla da Gello, una fra-
zione di San Giuliano Terme, nella provincia di Pisa; da quel momento in poi
di Roberta si sono perse completamente le tracce. La Giustizia ha stabilito che
ad ucciderla, e a far sparire il suo corpo, è stato il marito Antonio Logli in
seguito ad una violenta lite. Tuttavia, l’uomo ha sempre affermato la sua inno-
cenza e la tesi in sua difesa è che la moglie si sia allontanata volontariamente
in quanto stanca della routine familiare nella quale non si sentiva amata; per
tale motivazione avrebbe abbandonato tutto e tutti per cambiare vita.
In relazione alla fase investigativa è stato chiesto a Maria Ragusa se
e quali siano state le difficoltà che ha riscontrato successivamente alla
scomparsa della cugina e che tipo di esperienza e rapporto abbia avuto
con le Autorità competenti. La donna ha raccontato di come gli inquiren-
ti non abbiano quasi mai comunicato le novità riguardo il caso diretta-
mente ai familiari e che questi ultimi le ricevessero principalmente attra-
verso giornali e programmi televisivi. Inoltre, aggiunge che sembravano
essere molto diffidenti nei confronti dei familiari stessi, seppure gli spunti
investigativi venissero forniti proprio da questi ultimi: in particolare, rac-
conta che l’allora viceprocuratore chiese loro di formulare una serie di
tracce affinché potesse riceverli, cosa che poi non accadde.
Alla luce della sua esperienza, secondo Maria l’autopsia psicologica
può essere un mezzo decisivo e può avere importanti potenzialità investi-
gative; tuttavia, per quanto riguarda il caso di scomparsa di sua cugina,
tale strumento non è stato utilizzato e, anzi, le indagini si sono indirizzate
verso quanto diceva in particolare il marito. Inoltre, ritiene che le maggio-
ri difficoltà nell’utilizzo di tale strumento nel nostro Paese possano essere
la mancanza di dialogo e forse anche di considerazione dei familiari da parte delle
Autorità competenti.
Infine, le è stato chiesto di dirci, alla luce della sua esperienza, quali
pensa siano le aree della vita dello scomparso che andrebbero maggior-
mente indagate al fine di comprendere al meglio un evento di questo tipo
e la stessa ha risposto che dovrebbero essere analizzate “quelle più intime,
quelle di cui si fa fatica a parlare, quelle che si custodiscono per pudore e, direi, anche
quasi per vergogna […] quelle che vengono viste come un fallimento di vita e quindi
non dette volentieri”.
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