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INSERTO




             10.Come aiutare i sopravvissuti: l’autopsia psicologica come strumento
               d’aiuto nell’elaborazione della perdita

                  Nonostante la moltitudine di survivors ad una scomparsa, poco si sa ancora
             del dramma che questo esercito di sopravvissuti vive e di come lo gestisce. A
             seguito di una prima indagine condotta tra i familiari delle persone scomparse,
             emerge che solo pochi di loro cerchino effettivamente un aiuto, questo perché
             - molti dicono - sembrano non avere bisogno di sostegno oltre a quello della
             famiglia e degli amici; alcuni, invece, mettono da subito in atto processi di nega-
             zione così da non soffrire; altri cercano ad ogni modo di “non uscire allo sco-
             perto” e di restare nel silenzio per la vergogna che si prova, evitando così giu-
             dizi, colpe e stigmatizzazioni; altri ancora, infine, sembrano vivere l’esperienza
             che l’essere aiutati possa significare mostrarsi deboli ed insicuri. Pertanto, per le
             diverse ragioni appena elencate, spesso “ristagnano” in un vicolo buio, senza
             cure e senza possibilità d’uscita. Molti sono i fattori che incidono sull’elabora-
             zione del dolore e della perdita dei sopravvissuti: la personalità del soggetto, la
             religione d’appartenenza, le sue credenze e i suoi valori, la relazione che questi
             aveva con il soggetto scomparso, le modalità della scomparsa, le esperienze di
             altre eventuali perdite nel passato.
                  Sarebbe opportuno, da subito, affrontare il periodo dell’assenza agevolan-
             do la partecipazione dei sopravvissuti a gruppi omogenei, a programmi psico-
             educazionali e ad attività che coinvolgono famiglie e servizi sociali e di volon-
             tariato. La psicoterapia individuale rimane comunque un’opzione importante,
             perché permette al soggetto di poter parlare apertamente della sua sofferenza e
             poter analizzare tutti quei sentimenti e quelle emozioni che entrano in gioco,
             quali colpa, vergogna, rabbia, impotenza, delusione.
                  L’autopsia psicologica intanto, se da un lato, seguendo adeguatamente le
             linee guida del protocollo, permette di ricavare dati importanti di ricerca sulla
             persona scomparsa, dall’altro, quando utilizzata da professionisti esperti (psico-
             logi), può anche fornire un utile sostegno ai sopravvissuti aiutandoli a significa-
             re  e  ad  elaborare  l’assenza  della  persona  cara.  Come  infatti  ci  insegna
             Shneidman (2004), “nell’autopsia psicologica, i guanti vengono tolti”, pertanto
             la vita dello scomparso viene messa a nudo e costringe - nei modi e nei tempi
             opportuni, in modo da maneggiare con cura la sofferenza ed il dolore di questi
             soggetti - ad attraversare ogni ambito di quella esistenza umana che al momento
             non risponde a nessun appello, facendo in modo che venga messa da parte
             anche la comprensibile reazione, che spesso si rileva, secondo la quale dello scom-
             parso non si dice nulla se non tutto quello che di buono e di bello avesse.


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