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LEADERSHIP E DISIMPEGNO MORALE
Le persone possono disimpegnarsi moralmente in vari ambiti della pro-
pria esistenza, da quello lavorativo a quello relazionale, e con diversi livelli di
intensità; l’uso eccessivo del disimpegno morale può portare all’attuazione di
condotte antisociali .
(3)
Esso, inoltre, è una caratteristica peculiare dei soggetti psicopatici, i quali
sono più facilmente in grado di ignorare la propria moralità, poiché il senso di
colpa non è nella loro natura .
(4)
È necessario, però, sottolineare che, come vedremo, non tutti i soggetti
psicopatici sono criminali; infatti, è stata scientificamente dimostrata l’esistenza
della cosiddetta “psicopatia di successo”, chiamata anche la psicopatia dei “col-
letti bianchi”, ovvero di quelle persone che grazie al loro fascino, alle loro abilità
manipolative, al loro modo di essere cinico e spregiudicato, riescono ad ottenere
posizioni di potere e di prestigio nell’ambiente di cui fanno parte .
(5)
Ciò non significa che tutti i leader che compiono azioni immorali siano psi-
copatici, ma che, in alcuni contesti, è più facile rilevare alti livelli di tratti psico-
patici all’interno delle modalità di leadership .
(6)
Inevitabilmente, la condotta del leader influenza quella dei suoi sottoposti,
i quali, a loro volta, accettano, se non addirittura approvano, eventuali azioni
immorali del leader. Il ruolo del disimpegno morale, in questa dinamica, risiede,
da una parte, per quanto riguarda il leader, nell’utilizzo del proprio potere per
ottenere dei vantaggi personali, talvolta danneggiando gli altri, e, dall’altra, per
quanto riguarda i sottoposti, nell’utilizzo dei suoi meccanismi per obbedire più
facilmente alle richieste immorali del leader, fino a sviluppare la credenza che,
per essere un buon leader, sia necessario e consigliabile essere disposti a fare di
tutto.
2. Il disimpegno morale
Il concetto di disimpegno morale consiste quindi nella capacità che l’essere
umano possiede di disimpegnarsi dalle proprie autosanzioni di natura morale e,
conseguentemente, di mettere in disparte i propri criteri morali, mantenendo,
allo stesso tempo, un senso di integrità.
Albert Bandura, infatti, nel 1986, ha proposto la teoria sociocognitiva per
trattare la natura morale umana.
(3) BANDURA, BARBARANELLI, CAPRARA, PASTORELLI, 1996.
(4) MCWILLIAMS, 2012; GLENN e RAINE, 2016.
(5) LILIENFELD, WATTS e SMITH, 2015; GLENN e RAINE, 2016.
(6) BABIAK, NEUMANN e HARE, 2010.
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