Page 142 - Rassegna 2022-1_2
P. 142
STUDI MILITARI
Nel mezzo dell’accampamento viene innalzato un tempio che consiste in
un recinto chiuso ai quattro lati e coperto da un panno di lino. All’interno un
sacerdote, un certo Ovio Paccio, ripetendo un rituale già celebrato dai Sanniti
nell’impresa militare per la conquista di Capua agli Etruschi, officia un sacrificio
cruento di animali, secondo il rito descritto nel sacro libro. Celebrato il sacrifi-
cio il comandante convoca i più nobili e coraggiosi fra i convenuti. Uno ad uno
essi vengono introdotti all’interno del tempio e portati all’altare. A ciascuno
viene chiesto di giurare che non avrebbe riferito ad alcuno quanto visto e udito.
Dopo di che, ciascuno viene obbligato ad un ulteriore, terribile, giuramento
mediante il quale sotto minaccia della propria persona, di quella dei parenti e
della propria stirpe, assume l’obbligo di fedeltà nei confronti della persona del
Comandante: deve promettere solennemente di combattere in qualsiasi posto
assegnato, di non allontanarsi dalla schiera e di abbattere a vista chiunque voles-
se fuggire.
Nonostante il tempio fosse disposto in modo da prevenire o vincere ogni
eventuale resistenza, i primi chiamati, frastornati, tentano di opporre un rifiuto
e, istantaneamente, vengono raggiunti dalla spada dei centurioni che, all’interno
del tempio, sono in piedi lungo le pareti a presidiare l’adempimento del rito. I
cadaveri degli uccisi, insieme con le carcasse degli animali sacrificati, giacciono
accanto all’altare, come spaventoso monito per gli altri. Poi, fra coloro che
hanno prestato giuramento, il comandante designa dieci uomini e affida loro il
compito di scegliere ciascuno un altro e così via, fino a quando viene formato
un corpo di sedicimila uomini. Questo procedimento è detto vir virum legere e, in
seguito, tale espressione verrà ripresa per indicare uno specifico modo di com-
battere dei romani.
L’autore conclude il racconto precisando che il ritus sacramenti sannita, in
qualche modo equiparabile ai riti degli indiziati, è il mezzo mediante il quale
viene creato, con il favore degli dei, un nuovo stato personale: lo status militis. Il
rito proseguirà in epoca successiva per opera dei romani, esso assumerà il nome
di sacramentum militiae romano; in quanto anche i romani ricollegavano a tale rito,
oltre alla funzione che era propria del comune giuramento, una funzione pro-
priamente sacramentale.
I milites romani, infatti, erano chiamati anche “sacrati”. Essi, mediante il
giuramento solenne, si legavano per sempre al comandante, e, a seguito del rito
sacro, ricevevano un supplemento di forza, di coraggio e di purezza. Da questa
atmosfera ammantata di sacralità e rinnovata purezza trovò facile accoglienza la
regola dell’onore militare come prerogativa dello status militis, che ancora oggi
sopravvive in alcune norme che regolano avanzamenti, trasferimenti, sanzioni
di corpo e note caratteristiche.
140