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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
Dall’altra, quella stessa tutela e conservazione garantita dall’art. 9 della
nostra Costituzione allarga il novero di realtà, nazionali ed internazionali, cen-
trali e locali, pubbliche e private chiamate a fare la loro parte ed il cui coordina-
mento si rivela fondamentale, tanto nelle tavole rotonde di settore quanto nel
contrasto in situ all’infiltrazione della criminalità organizzata.
Mai come oggi il mondo dell’arte rappresenta un caleidoscopio di tenden-
ze, attori, processi: tutelare l’immenso patrimonio culturale nazionale significa
riconoscerne il valore imprescindibile di memoria storica (da rendere disponi-
bile alle generazioni future) e di testimonianza pulsante della vita sociale delle
comunità, che ponendosi in relazione con esso possono riscoprire le proprie
radici identitarie. Per essere all’altezza di una sfida così importante il diritto
dell’arte, lungi dall’essere dottrinalmente prigioniero del dilemma kelseniano tra
l’essere (Sein) e il dover essere (Sollen), ha bisogno di riappropriarsi più che mai
della sua capacità di interpretare la realtà partendo dall’osservazione strutturata
dei fatti, in ragione dell’intrinseca forza normativa in essi contenuta (ex facto ori-
tur ius). E perché no, trarre ispirazione da chi, come l’archeologo Khaled al
Asaad , ha speso tutta la sua vita al servizio dell’arte stessa, lavorando alacre-
(74)
mente per portare alla luce dalla “sua” Palmira i tesori di civiltà scomparse e
narrarne la storia al mondo. “Conoscere il passato ci aiuta a crescere. Ignorarlo
ci fa restare per sempre bambini”, usava ripetere. E per proteggere questo pas-
sato non ha chinato la testa di fronte all’esecrabile violenza del terrorismo più
becero, che sulla mistificazione e il depredamento ha costruito, invece, le fragili
colonne del suo fanatismo.
Il suo sacrificio è stato celebrato dal presidente Mattarella, nell’ottobre del
2015, con la dedica dell’area degli Arsenali della Repubblica di Pisa, allora appe-
na restaurati. A ciascuno di noi, ogni giorno, spetta altresì il dovere di ricordare
come l’arte sia un diritto di tutti e quindi, come tutti i diritti, implichi una
coscienza, una sensibilità, una responsabilità: quella di una solerte, costante
vigilanza.
(74) L’archeologo era una delle figure più note della Siria contemporanea. Sin dai primissimi anni
Sessanta del Novecento si era dedicato con passione allo studio sistematico di Palmira, iscrit-
ta dall’Unesco tra i siti patrimonio dell’umanità e storicamente nota per essere la città delle
grandi carovane che percorrevano le rotte del deserto che collegavano il Mediterraneo
all’Oriente e all’Africa sub-sahariana. Quando venne decapitato, ottantunenne, dai tagliagole
dell’Isis tra le vestigia antiche di Palmira, il 18 agosto 2015, lo sdegno fu unanime in tutto il
mondo. La sua “colpa” fu quella di non voler abbandonare il museo archeologico di Palmira,
né rivelare dove avesse nascosto i reperti più preziosi. Vedasi in proposito L. CREMONESI,
Ritrovate le spoglie di Al Asaad, l’archeologo martire di Palmira, in Corriere della Sera, 9 febbraio 2021,
scaricabile da https://www.corriere.it/esteri/21_febbraio_08/ritrovati-resti-custode-palmi-
ra-fu-decapitato-dall-isis-perche-non-voleva-abbandonare-suo-museo-e06a7e40-69fe-11eb-
924b-61776b6fba88.shtml.
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