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                  LE NAVI DELLA REGIA MARINA E DELLA MARINA MILITARE CON IL NOME CARABINIERE


















                  Il bombardamento della base navale della Spezia del 5 giugno 1943 durante il quale il Carabiniere
                  dimostrò ancora una volta di essere un’unità fortunata perché non subì alcun danno
                                    (Fototeca dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Roma)
                       Nelle settimane seguenti il caccia continuò ad essere impiegato in missioni
                  di scorta, trasporto di truppe ed esercitazioni; come è noto il 25 luglio Benito
                  Mussolini fu arrestato e nuovo capo del governo divenne il maresciallo d’Italia
                  Pietro Badoglio che in seguito autorizzò l’inizio di trattative con gli alleati per
                  arrivare  ad  un  armistizio .  Mentre  erano  in  corso  questi  contatti  segreti  la
                                           (92)
                  Regia Marina continuò ad operare e anche il Carabiniere fu molto attivo ed ebbe
                  un’altra occasione per mostrare quanto fosse una nave fortunata. Infatti nel
                  pomeriggio  del  9  agosto  lasciò  La  Spezia  con  i  caccia  Vincenzo  Gioberti e
                  Mitragliere per scortare l’VIII Divisione Navale costituita dagli incrociatori leg-
                  geri Giuseppe Garibaldi ed Emanuele Filiberto Duca d’Aosta diretta a Genova.
                       La formazione fu avvistata e attaccata dal sommergibile britannico Simoom
                  del tenente di vascello Geoffrey Deryck Nicholson Milner che alle 18:25 lanciò
                  una salva di siluri mirando al Giuseppe Garibaldi. Il Carabiniere avvistò le scie dei
                  siluri e immediatamente avvertì le altre navi del pericolo che riuscirono ad evi-
                  tare contromanovrando meno il Vincenzo Gioberti, che fu colpito al centro e a
                  poppa da un paio di armi che spezzarono in due il caccia . Il Carabiniere lanciò
                                                                         (93)
                  bombe di profondità contro il Simoom che scese, forse troppo appesantito, fino
                  a 144 metri di profondità senza avere la possibilità di attaccare di nuovo le
                  restanti unità italiane che raggiunsero senza altri inconvenienti Genova .
                                                                                       (94)
                  (92)  La caduta del Fascismo ebbe delle conseguenze anche sull’onomastica navale in quanto la
                       Regia Marina nei giorni successivi cambiò il nome di tre unità che era troppo legato alla dit-
                       tatura, ovvero la corazzata Littorio e, come già ricordato, i caccia Camicia Nera e Squadrista
                       (gemelli del Carabiniere), che vennero ridenominate rispettivamente Italia, Artigliere e Corsaro,
                       vedi F. BARGONI, Tutte le navi militari d’Italia 1861-2011, cit., pagg. 47, 134, 252.
                  (93)  J. ROHWER, Allied Submarine attacks of  World War Two. European Theatre of  Operations, 1939-
                       1945, cit., pag. 196.
                  (94)  AUSMM, Statini dell’attività bellica delle navi, busta 8, fascicolo 9: “R.C.T. Carabiniere. Diario di
                       guerra”, annotazione del 9 agosto 1943. Il Simoom effettuò altre missioni nei mesi successi-
                       vi, ma non rientrò da una in Egeo nel dicembre del 1943, con la perdita dell’intero equipag-
                       gio perché molto probabilmente urtò in una mina nei pressi dell’Isola di Tenedos.
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