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DAI “BENI CULTURALI” ALL’“ARTE” CONTEMPORANEA
                                    LE NUOVE FRONTIERE DELLA TUTELA




                     ➢ acquisizione delle informazioni su come contattare o raggiungere la sede del
               Comando  Carabinieri  Tutela  Patrimonio  Culturale,  geo-localizzata  come  più
               vicina all’utente che sta consultando l’App.
                     Gli  alti  profitti  in  gioco  e  la  relativa  facilità  di  immettere  sul  mercato
               oggetti rubati, soprattutto con lo sviluppo dell’e-commerce, contribuiscono alla
               crescita  del  traffico  di  beni  culturali:  per  vincere  la  sfida  c’è  bisogno  di  un
               approccio innovativo che sappia coniugare testi normativi efficaci, strumenti
               tecnologici avanzati e buone prassi operative. Ma soprattutto, la partecipazione
               consapevole di tutti. Un traguardo, oggi più che mai, a portata di un click.


               3.  Arte contemporanea, tecnologie digitali e nuove problematiche aperte
                     Il rafforzamento della normativa penalistica costituisce solo una delle compo-
               nenti (peraltro non la principale) del più ampio dibattito giuridico, amministrativo e
               politico volto a riattualizzare l’intero assetto di norme, procedure, sinergie a suppor-
               to della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale nazionale. L’esplosione
               delle tecnologie digitali ha rivoluzionato fortemente l’arte contemporanea consen-
               tendo da una parte la sua manifestazione sotto innovative forme estetiche (nonché
               di fruizione), dall’altra innescando una sua radicale metamorfosi tanto che:
                     ➢ è oggi pienamente giunta a compimento la sua trasmutazione in vero e
               proprio “prodotto finanziario”, con annessa generazione di figure professionali
               associate  e servizi dedicati;
                        (32)
               (32)  Tra le quali annoveriamo:
                     ➣ gli art broker, liberi professionisti che aiutano artisti, gallerie, musei, collezionisti, investitori
                     istituzionali, mercanti d’arte e case d’asta nella ricerca di una controparte. Forti di un vasto
                     portafoglio di contatti nel sistema, mettono dunque in relazione domanda e offerta, offrendo
                     alle controparti anche tutta una serie di servizi accessori (ad es. valutazione, contrattualistica
                     e logistica, consulenza legale, fiscale e assicurativa);
                     ➣ gli art advisor, professionisti preposti a consigliare i collezionisti, gli investitori istituzionali e
                     i musei in merito alla loro attività di investimento. I consulenti d’arte svolgono a volte la pro-
                     pria professione per conto di banche e altri istituti finanziari, venendo così chiamati art bankers.
                     Questi sono assimilabili ai consulenti finanziari, trattando le opere d’arte come una strategia
                     per la diversificazione del portafoglio. I clienti in genere afferiscono dal settore del private ban-
                     king [i cosiddetti High Net Worth Individuals (HNWI)], che dispongono di ingenti liquidità da
                     investire. Il ruolo degli art broker e degli art advisor è, dal punto di vista economico, quello di
                     ridurre le asimmetrie informative che vengono a crearsi tra venditore e acquirente; nella prassi
                     del mercato di settore, inoltre, costituiscono spesso una corsia preferenziale per i collezionisti
                     per attingere alle liste di attesa dei galleristi. Un collezionista sconosciuto, che si avvalesse della
                     consulenza di un affermato art advisor, verrebbe infatti preso in considerazione molto più seria-
                     mente da una galleria piuttosto che presentandosi direttamente ad essa. Non di rado, tuttavia,
                     si palesano dei conflitti di interessi all’interno della loro attività, dando origine a quello che gli
                     economisti definiscono un azzardo morale (moral hazard). Il classico esempio è quello di un art
                     broker che svolge un’attività di consulenza per collezionisti, investitori istituzionali o musei ed
                     è parallelamente legato da rapporti professionali continuativi con gallerie o case d’aste.

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