Page 84 - Rassegna 2020-3
P. 84

ECO AMBIENTE



                  L’Arte della ricerca ha prodotto una importante apertura alla generazione
             dell’Etica e a quella conoscitiva del bosco comebsistema biologico complesso.
             Si è passati da una “cultura” basata sul dominio dell’Uomo sulla Natura che ha
             causato danni elevati all’ambiente e al bosco, a una “cultura” diversa, peculiare
             dell’italianità, che ha provocato La laicizzazione scientifica e culturale del rapporto
             Bosco Uomo. Cosicché oggi prevale la concezione della tutela, preservazione e
             conservazione del bosco. Il bosco non è più solo “oggetto” di esplorazione
             scientifica per aumentare la produzione legnosa, ma è anche “soggetto di diritto”
             e, in quanto tale, entità di esplorazione e studio per lo scienziato e l’umanista.
                  I ricercatori peraltro farebbero bene a soffermarsi sui principi fondanti della
             ricerca scientifica che, proprio perché tali, hanno implicazioni di carattere filoso-
             fico e possono suddividersi in due categorie. Da un lato, i principi “ontologici”,
             relativi all’oggetto della conoscenza scientifica indipendentemente dai suoi rap-
             porti con l’osservatore; dall’altro, i principi “epistemologici”, che ammettono una
             diretta relazione tra lo scienziato sperimentatore e l’oggetto del conoscere. Ma c’è
             di più. L’interazione scienziato-oggetto rappresenta la realtà ultima della ricerca .
                                                                                       (3)
                  Dai tempi di Galileo Galilei, di René Descartes e di Isaac Newton nella
             ricerca quasi sempre si è operato tenendo lo sperimentatore separato dall’ogget-
             to della conoscenza. E si è accettato acriticamente l’implicazione filosofica del
             principio ontologico, ovvero il “riduzionismo”, il “determinismo”, il “meccani-
             cismo” e, soprattutto, la validità del rapporto “causa-effetto”. E però, nella “bio-
             logia evoluzionistica” l’antico archetipo paradigmatico per le motivazioni prima
             esposte non consente di acquisire conoscenza teoretica. Tale metodologia peral-
             tro comporta l’oggettivazione dei risultati sperimentali, con la conseguente defi-
             nizione di specifiche leggi. Ciò può valere per la “biologia molecolare”, certa-
             mente non per la “biologia evoluzionistica”.
                  Ernst Mayr (1990) - uno tra i più grandi biologi evoluzionisti - osserva:
             «Questa discussione del riduzionismo può essere riassunta dicendo che l’analisi
             dei sistemi è un metodo prezioso, ma che i tentativi di riduzione dei fenomeni
             e dei concetti puramente biologici alle leggi delle scienze fisiche hanno rara-
             mente, se mai l’hanno fatto, condotto a un progresso della nostra conoscenza.
             La riduzione è nel migliore dei casi un approccio vacuo, ma più frequentemente
             è del tutto fuorviante e futile». C’è da sottolineare, inoltre, che nel caso della sel-
             vicoltura tutto questo è ancora più grave. La selvicoltura è biologia applicata e
             in questo campo, come già accertato, non si possono conseguire certezze asso-
             lute.  In  selvicoltura,  come  prima  affermato,  la  sola  certezza  è  l’incertezza.
             Ovvero, nel “sistema biologico complesso bosco” l’imprevedibilità è la norma.
             (3)  HEISENBERG, 1962; ROVELLI, 2014.

             80
   79   80   81   82   83   84   85   86   87   88   89