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ECO AMBIENTE
L’Arte della ricerca ha prodotto una importante apertura alla generazione
dell’Etica e a quella conoscitiva del bosco comebsistema biologico complesso.
Si è passati da una “cultura” basata sul dominio dell’Uomo sulla Natura che ha
causato danni elevati all’ambiente e al bosco, a una “cultura” diversa, peculiare
dell’italianità, che ha provocato La laicizzazione scientifica e culturale del rapporto
Bosco Uomo. Cosicché oggi prevale la concezione della tutela, preservazione e
conservazione del bosco. Il bosco non è più solo “oggetto” di esplorazione
scientifica per aumentare la produzione legnosa, ma è anche “soggetto di diritto”
e, in quanto tale, entità di esplorazione e studio per lo scienziato e l’umanista.
I ricercatori peraltro farebbero bene a soffermarsi sui principi fondanti della
ricerca scientifica che, proprio perché tali, hanno implicazioni di carattere filoso-
fico e possono suddividersi in due categorie. Da un lato, i principi “ontologici”,
relativi all’oggetto della conoscenza scientifica indipendentemente dai suoi rap-
porti con l’osservatore; dall’altro, i principi “epistemologici”, che ammettono una
diretta relazione tra lo scienziato sperimentatore e l’oggetto del conoscere. Ma c’è
di più. L’interazione scienziato-oggetto rappresenta la realtà ultima della ricerca .
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Dai tempi di Galileo Galilei, di René Descartes e di Isaac Newton nella
ricerca quasi sempre si è operato tenendo lo sperimentatore separato dall’ogget-
to della conoscenza. E si è accettato acriticamente l’implicazione filosofica del
principio ontologico, ovvero il “riduzionismo”, il “determinismo”, il “meccani-
cismo” e, soprattutto, la validità del rapporto “causa-effetto”. E però, nella “bio-
logia evoluzionistica” l’antico archetipo paradigmatico per le motivazioni prima
esposte non consente di acquisire conoscenza teoretica. Tale metodologia peral-
tro comporta l’oggettivazione dei risultati sperimentali, con la conseguente defi-
nizione di specifiche leggi. Ciò può valere per la “biologia molecolare”, certa-
mente non per la “biologia evoluzionistica”.
Ernst Mayr (1990) - uno tra i più grandi biologi evoluzionisti - osserva:
«Questa discussione del riduzionismo può essere riassunta dicendo che l’analisi
dei sistemi è un metodo prezioso, ma che i tentativi di riduzione dei fenomeni
e dei concetti puramente biologici alle leggi delle scienze fisiche hanno rara-
mente, se mai l’hanno fatto, condotto a un progresso della nostra conoscenza.
La riduzione è nel migliore dei casi un approccio vacuo, ma più frequentemente
è del tutto fuorviante e futile». C’è da sottolineare, inoltre, che nel caso della sel-
vicoltura tutto questo è ancora più grave. La selvicoltura è biologia applicata e
in questo campo, come già accertato, non si possono conseguire certezze asso-
lute. In selvicoltura, come prima affermato, la sola certezza è l’incertezza.
Ovvero, nel “sistema biologico complesso bosco” l’imprevedibilità è la norma.
(3) HEISENBERG, 1962; ROVELLI, 2014.
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