Page 21 - Rassegna 2020-3
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LE MAFIE A ROMA. UNA STORIA A STRATI. DAL DOPOGUERRA AL DUEMILA



               2. La fase 1. L’origine delle mafie a Roma. La strategia di Cosa nostra
                     I legami operativi tra Cosa nostra e Roma sono antichi. La mafia siciliana
               è, tra le organizzazioni di stampo mafioso italiane, quella dotata di più storia,
               maggiore influenza culturale (dal diritto alle scienze del folclore) e più alta con-
               tiguità/internità al potere politico nazionale. È un dato troppo spesso sottova-
               lutato. Se è noto il rapporto di collusione, tolleranza e protezione della grande
               proprietà terriera assenteista della Sicilia occidentale verso i gabelloti mafiosi,
               illuminato da Leopoldo Franchetti , meno noto è il peso esercitato da quella
                                                 (12)
               aristocrazia fondiaria e dai suoi interessi sulle condotte dello Stato unitario, dalle
               politiche  tariffarie  protezionistiche  a  quelle  dell’ordine  pubblico  in  Sicilia.
               Nonostante le correnti vittimistiche alimentate dalle classi dominanti isolane, è
               un fatto che il loro voto in parlamento fu decisivo nel 1876 per rovesciare gli
               equilibri a favore della Sinistra di Depretis e che dall’unità d’Italia al fascismo
               nessun’altra regione fu alla guida dei governi come il Piemonte e la Sicilia . Se
                                                                                      (13)
               a questo aggiungiamo lo storico cosmopolitismo della nobiltà terriera soprat-
               tutto palermitana, e i suoi rapporti con Parigi, Londra e Roma, il meccanismo
               di comunicazione diventa perfino intuitivo. Peso della mafia nella politica sici-
               liana; peso della politica siciliana in quella nazionale; Roma come seconda casa
               per la classe dominante siciliana. Il rapporto mafia-Roma va collocato dentro
               questa sorta di legge di gravità, che genera, come accennato e come vedremo,
               una attrazione fisica permanente della Capitale verso i capimafia più adusi alla
               frequentazione del potere.
                     Tutto concorre. I viaggi, le amicizie che si trasmettono per proprietà tran-
               sitiva o con lettere di raccomandazione, le persone deputate ad aiutare, i luoghi
               deputati a proteggere. E la possibilità di impadronirsi facilmente di aree pregiate,
               intorno a una metropoli singolarmente priva di hinterland industriali come le
               “cinture” di Milano o di Torino.
                     Le prime spie che si accendono disordinatamente nella memoria quando
               si decida di accostarsi a questo pezzo della storia della mafia (e di Roma) indi-
               cano i nomi di tre protagonisti: Frank Coppola, Luciano Liggio e Natale Rimi.
                     Tutti e tre evocatori di scenari importanti: l’America, Partinico, Corleone e
               Alcamo, che si fondono con naturalezza cingendo d’assedio Roma, così che i
               nomi risultano alla fine tutt’altro che “disordinati”. Basta partire da uno per ritro-
               vare automaticamente gli altri. Prendiamo ad esempio l’episodio più noto sotto
               il profilo del folclore criminale. Avvenne nel 1969.

               (12)  Leopoldo FRANCHETTI, Le condizioni politiche e amministrative della Sicilia, Donzelli, Roma, 1993
                     (ed. orig. 1877).
               (13)  Antonio  GRAMSCI,  Alcuni  temi  della  quistione  meridionale,  in  STATO OPERAIO,  Parigi,  1930
                     (incompleto), raccolto in Antonio GRAMSCI, La questione meridionale, Editori Riuniti, Roma,
                     1969, pagg. 146 e 153 (ed. orig. 1966).

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