Page 18 - Rassegna 2020-3
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DOTTRINA



             SOMMARIO: 1. Roma e la mafia. - 2. La fase 1. L’origine delle mafie a Roma. La strategia
                       di Cosa nostra. - 3. La fase 2. Una mafia speciale. La Banda della Magliana. -
                       4. La fase 3. Verso la conquista di Ostia.


             1.  Roma e la mafia
                  “Per combattere e distrurre il regno della Mafia è necessario, è indispen-
             sabile che il governo italiano cessi di essere il Re della Mafia!”. Così scriveva nel
             1900 uno dei più prestigiosi parlamentari siciliani, il repubblicano Napoleone
             Colajanni, nel suo appassionato pamphlet Nel Regno della Mafia . Ma vi è un’in-
                                                                         (1)
             tera letteratura meridionalista, liberale e socialista, che ha fatto tendenzialmente
             propria  nel  tempo  la  diagnosi  di  Colajanni.  Spicca  tra  tutte  l’invettiva  di
             Gaetano  Salvemini  contro  Giovanni  Giolitti,  accusato  di  essere  il  “ministro
             della malavita” per tollerare che in Sicilia e più in generale nel Sud operasse
             un’idea semifeudale di legalità che condizionava le stesse elezioni . Roma, sede
                                                                           (2)
             del governo, come Capitale della mafia; la “vera mafia” che sta a Roma. Tesi
             fatta  propria  nel  tempo  dalla  stessa  ideologia  mafiosa,  abile  a  indicare  un
             responsabile esterno della violenza e del sottosviluppo. Alibi da offrire in ber-
             saglio al malcontento popolare senza scalfire il consenso interno. È stato così
             perfino nell’ultima parte del Novecento. Naturalmente non mancavano affatto
             le ragioni per adombrare questi rapporti speciali tra la Capitale e il potere mafio-
             so, e i capi di Cosa nostra erano i primi a conoscerle per esperienza diretta.
                  L’associazione tra Roma e la mafia è stata dunque ben interna all’immagi-
             nario delle opinioni pubbliche di ogni tempo. Roma “Capitale corrotta” che,
             come nel celebre editoriale di Arrigo Benedetti , genera una “nazione infetta”,
                                                          (3)
             ideale contesto per la mafia in Sicilia.
                  E tuttavia questa immaginazione ha trovato modo di coesistere pacifica-
             mente e senza imbarazzi con la simmetrica, ferrea convinzione che la mafia,
             anche in tal caso “quella vera”, fosse in Sicilia. E che lì essa allignasse in virtù
             di  una  straordinaria  affinità  elettiva  con  la  cultura  siciliana.  La  vera  mafia  a
             Roma; la vera mafia in Sicilia. Contraddizione risolta indicando la prima delle
             due come testa politica, la seconda come sistema sociale. Ci volle Falcone per
             chiarire con la nettezza e l’autorevolezza necessarie che quel sistema sociale
             esprimeva in autonomia la propria testa politica .
                                                           (4)
             (1)  Napoleone COLAJANNI, Nel Regno della Mafia, Sandron, Palermo-Milano, 1900, VIII cap.
             (2)  Gaetano SALVEMINI, Il ministro della mala vita: notizie e documenti sulle elezioni giolittiane nell’Italia
                  meridionale, Edizioni della Voce, Firenze, 1910.
             (3)  Fu questo il titolo dell’editoriale del primo numero del settimanale L’Espresso firmato dal
                  suo  direttore  Arrigo  Benedetti.  Cfr.  Arrigo  BENEDETTI,  Capitale  corrotta=Nazione  infetta,
                  L’ESPRESSO, 11 dicembre 1955.
             (4)  Giovanni FALCONE, Cose di Cosa Nostra, Rizzoli, Milano, 1991 (in collaborazione con Marcelle Padovani).

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