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L’AMBIENTE COME “BENE COMUNE” AL CENTRO DELLA POLITICA DELL’UNIONE EUROPA



                     La  definizione  si  ispirava  a  quella  data  nel  1980,  nel  documento World
               Conservation Strategy, pubblicato dall’IUCN (International Union for Conservation of
               Nature  and  Natural  Resources) .  Nonostante  la  definizione  risalga  pertanto  a
                                            (1)
               trentanove anni fa, solo da poco i Global commons sono entrati concretamente al
               centro del dibattito mondiale e nell’interesse della gente. A riconoscerlo è l’eco-
               nomista Naoko Ishii, Chief  Executive Officer del WEF (World environmental facili-
               ty)  che a febbraio del 2018, durante un accorato public speech sulla piattaforma
                  (2)
               TED, ha attirato l’attenzione sul rischio della tragedy of  the Global commons, tema
               già affrontato da Garrett Hardin nell’omonimo saggio del 1968. Ishii ha auspi-
               cato un nuovo contratto dell’uomo con la Terra che ipotizzi una gestione con-
               divisa dei beni comuni e limiti la pressione esercitata su di essi dall’uomo, met-
               tendo in secondo piano il suo desiderio naturale di accrescere senza limite il
               proprio utile in un mondo di risorse limitate ed evitando così di portare alla
               rovina  l’intero  genere  umano.  Fu  il  premio  Nobel  per  l’economia  Elinor
               Ostrom a recuperare tale teoria per prima, già nel 2006 a Venezia, ritenendo
               percorribile una nuova via che prevedesse regole autonome per le comunità
               nell’utilizzazione sostenibile nel tempo delle risorse comuni, grazie all’elabora-
               zione spontanea di regole di sfruttamento, accompagnate da regole di riprodu-
               zione, gestione e manutenzione delle risorse stesse, sanzionate dall’esclusione
               da tali comunità di coloro che non rispettino le regole.
                     In Italia nel 2007 fu nominata, con decreto del Ministro della giustizia, una
               Commissione  (Commissione  Rodotà,  dal  nome  del  suo  presidente  Stefano
               Rodotà) a cui fu affidato l’incarico di elaborare uno schema di legge delega per
               la modifica delle norme del Codice Civile in materia di beni pubblici, fornendo
               la definizione di “bene comune” e declinandolo nelle sue categorie di “beni
               pubblici e privati”. La proposta legislativa predisposta non ha mai raggiunto
               l’esame dell’Aula, tuttavia, tale documento rappresenta ancora oggi un utile rife-
               rimento in materia. Secondo la Commissione, i beni comuni sono le cose che
               esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero
               sviluppo della persona.


               (1)   World Conservation Strategy - Living resourse conservation for sustainable development, IUCN (con la
                     collaborazione di UNEP (United Nations Environment Programme), del WWF (World Wildlife
                     Fund), di FAO(Food and Agriculture Organization of  the United Nations) e dell’UNESCO (United
                     Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), 1980, capitolo 18, “Priorities for interna-
                     tional action”. Si tratta di un testo volto a stimolare un approccio consapevole alla gestione
                     delle risorse naturali e a fornire alla vasta platea degli amministratori, degli studiosi, delle
                     imprese e dei tecnici le linee di indirizzo per guidare i processi decisionali verso lo sviluppo
                     sostenibile del Pianeta.
               (2)   N.  ISHII,  An  economic  case  for  protecting  the  planet,  in  TED  –  Ideas  worth  spreading,
                     https://www.ted.com/talks/naoko_ishii_an_economic_case_for_saving_the_planet, Sept. 2017.

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