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UNA COLLANA PER LA STORIA DELLA POLIZIA E DEL CONTROLLO DEL TERRITORIO



                     L’attività di polizia, per avere efficacia, deve necessariamente vivere in una
               dimensione che solo parzialmente può essere delimitata entro un sistema di
               norme  e  di  regole,  pena  il  rischio  della  perdita  di  rapidità  ed  efficienza.
               L’attività deve essere flessibile e adattabile, in ragione del contesto in cui opera,
               dei risultati da conseguire e delle emergenze da fronteggiare. Proprio questo
               aspetto mantiene una sua tracciabilità sul lungo periodo: lo studio dell’agire
               della polizia, o di chi svolgeva nel concreto queste funzioni, consente infatti di
               comprendere tramite quali apparati e corpi, e con l’uso di quali saperi e tecniche
               la società umana abbia dato risposta, nel tempo, all’esigenza primaria di sicurez-
               za nell’ambiente in cui si vive e si opera.
                     La scelta di aprire al lungo periodo si è dunque imposta nel profilo dei
               seminari  che,  anno  dopo  anno,  continuavano  a  essere  organizzati.  Se  negli
               appuntamenti dal 2000 al 2002 l’arco temporale comprendeva l’età moderna e
               quella contemporanea, dunque dal 1500 al 1900, dal 2003, con l’incontro dal
               titolo Le polizie informali , l’acquisizione stabile anche dell’età medievale poteva
                                      (4)
               dirsi operata.
                     I benefici derivanti da questa scelta per l’attività di ricerca sul tema sareb-
               bero subito stati manifesti: uniformità di linguaggio, in primo luogo, ma anche
               analogia delle domande da porre alle fonti, e infine confronto coerente sui
               concetti. Grazie a questa scelta tante barriere si sarebbero così dissolte, lascian-
               do vedere come la ricerca storica sulla polizia consentisse un discorso armoni-
               co, all’interno del quale diventava agevole individuare cesure che non fossero
               necessariamente quelle convenzionali del lungo periodo storico, bensì cesure
               funzionali allo specifico discorso della storia della polizia.
                     L’altro  aspetto  sopra  rimarcato  è  quello  dell’attenzione  indirizzata  in
               primo luogo su chi concretamente era chiamato a svolgere le funzioni di con-
               trollo del territorio e sulle modalità tramite le quali tali azioni venivano condot-
               te:  dunque  sugli  aspetti  più  concreti  della  pratica  poliziesca.  Questa  visuale
               sarebbe stata centrale sin dalle prime attività del Cepoc. Così già il secondo
               volume della collana si sarebbe concentrato su Corpi armati e ordine pubblico in
               Italia (XVI-XIX sec.) , aprendo a contributi che spaziavano dalle milizie, urba-
                                   (5)
               ne e rurali, d’antico regime alla gendarmeria d’età napoleonica, alle polizie otto-
               novecentesche.


               (4)   “Corpi  armati  e  ordine  pubblico  in  Italia  (XVI-XIX  sec.)”,  (Somma  Lombardo,  10-11
                     novembre 2000); “Carceri, carcerieri, carcerati: dall’antico regime al Novecento”, (Somma
                     Lombardo, 14-15 dicembre 2001; “La polizia in Italia e in Europa: punto sugli studi e pro-
                     spettive  di  ricerca”,  (Somma  Lombardo,  29-30  novembre  2002);  “Le  polizie  informali”,
                     (Messina, 28-29 novembre 2003).
               (5)   A cura di LIVIO ANTONIELLI e CLAUDIO DONATI, 2003.

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