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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



             impegnando in queste ricerche, con ampio spazio lasciato alla libera discussione
             (sempre oggetto di registrazione e successiva pubblicazione) aveva subito avuto
             successo,  determinando  una  significativa  partecipazione  anche  dall’estero.
             Superata la prima fase di posizionamento dei problemi, questi regolari appun-
             tamenti di studio si sarebbero così indirizzati a discutere e suggerire nuovi indi-
             rizzi di ricerca, offrendo un costante monitoraggio di dove stesse volgendo la
             ricerca internazionale sul tema, con ciò orientando la storiografia italiana.
                  Un punto presto affermatosi negli incontri del Cepoc (Centro di Studi “le
             Polizie e il Controllo del Territorio”), destinato a caratterizzare l’architettura di
             questi appuntamenti di studio, è stato quello del lungo periodo.
                  Questi seminari si sono infatti aperti agli studi dall’età medievale a quella
             contemporanea. L’elemento che rendeva questa opzione non puro espediente
             accademico ma utile opportunità scientifica stava nel creare un contenitore nel
             quale un denominatore comune opportunamente individuato permettesse di
             ragionare, secondo parametri omologabili, sulle forme di polizia prodotte da
             ogni società in ogni tempo.
                  Per questo in luogo di polizia o di polizie si è preferito utilizzare la dizione
             “controllo del territorio”, in quanto era proprio la funzione, l’esigenza di con-
             trollare e dominare il proprio territorio, quali che ne fossero i confini, a stimo-
             lare la ricerca degli strumenti opportuni.
                  In tal modo gli aspetti della ricerca destinati a essere enfatizzati, a fare da
             riferimento per i temi di volta in volta scelti per gli incontri, sarebbero stati da
             una parte i corpi, gli apparati, gli uomini ai quali venivano di volta in volta e
             luogo  per  luogo  affidate  le  competenze  di  controllo  del  territorio,  dall’altra
             l’analisi delle pratiche tramite le quali si cercava di conseguire, appunto, questo
             controllo. E l’analisi delle pratiche porta naturalmente allo studio dei percorsi
             di specializzazione e all’individuazione dei settori di intervento, dunque allo stu-
             dio di come le pratiche di polizia si siano adattate all’evolvere dei tempi, delle
             conoscenze, delle società e, ovviamente, delle tecniche.
                  Insomma, la scelta di dare spazio al lungo periodo ha obbligato, per for-
             nire unità al discorso, ad appoggiarsi alla concretezza dell’azione di polizia.
             Operazione, questa, per molti versi anche voluta, in quanto la polizia e la sua
             attività sono per eccellenza da ricondurre in primo luogo a una dimensione
             pratica. Paolo Napoli ha rilevato con lucidità come le attività di polizia siano
             configurabili innanzi tutto sotto forma di pratiche in continuo adattamento al
             contesto sociale, perciò faticosamente riconducibili a concettualizzazioni for-
             mali .
                 (3)
             (3)   P. NAPOLI, Naissance de la police moderne. Pouvoir, normes, société, Paris, La Découverte, 2003.

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