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MISSILI: UN SISTEMA DI DETERRENZA FONDATO
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                     Oggi la situazione è profondamente diversa. Infatti, alle numerose nazioni
               che dispongono di missili balistici si aggiungono quegli Stati che posseggono
               armi nucleari e che perseguono programmi di natura nucleare, e quelli, ancora
               più numerosi, che si sono dotati di armi chimiche e biologiche. Quest’ultime
               risultando più economiche di quelle nucleari ma con un elevatissimo potere di
               “distruzione”,  sono  quelle  che  attraggono  maggiormente  l’attenzione  di
               stati/gruppi canaglia. Alcuni di questi soggetti, che dispongono delle summen-
               zionate tecnologie, sono attivi anche nel campo della proliferazione. Per cui i
               rischi, derivanti dallo scambio di conoscenze e tecnologie potenzialmente peri-
               colose, aumentano: basti pensare alla cosiddetta rete di Abdul Quadeer Khan,
               il padre della bomba atomica pachistana. Khan ha visitato vari Paesi per riuscire
               a dotarsi di tecnologie nucleari.
                     L’Occidente  ha  impiegato  parecchi  anni  per  capire  cosa  effettivamente
               stesse accadendo, al punto che quando tutto è divenuto chiaro, era ormai trop-
               po tardi per intervenire, in quanto le tecnologie nucleari erano state già scam-
               biate e diffuse. Lo stesso discorso vale per i missili balistici. Tali strumenti,
               infatti, sono già stati utilizzati a partire dagli anni Ottanta, sia per scopi politici
               che militari.
                     Un tipico caso riguarda la Corea del Nord, che dopo aver sviluppato mis-
               sili a corto raggio, a partire dall’inizio degli anni Novanta, ha cominciato a met-
               tere a punto il missile “No Dong” per il quale è stato già avviato un serio pro-
               gramma di sviluppo dopo un solo volo di collaudo. In molti Paesi addirittura
               non vengono compiuti approfonditi studi a monte, e spesso solo dopo qualche
               lancio riuscito, parte la produzione in serie. È questo il caso, non solo, della
               Corea del Nord, ma anche di Iran e Pakistan.
                     Sicuramente la difesa antimissile non può risolvere da sola tutti i problemi
               della proliferazione e la difesa ABM  non è che una delle possibili strategie che
                                                  (12)
               si possono mettere a punto accanto ad altre di tipo tradizionale, in grado di con-
               tribuire a rallentare, contenere e impedirne la corsa agli armamenti.
                     Il sistema di difesa, come precedentemente illustrato, copre tutta la traiet-
               toria di un missile balistico che si differenzia in tre fasi: quella di spinta o di
               accelerazione, che segue immediatamente il momento del lancio, quella inter-
               media di volo e infine la parte terminale.
                     La fase intermedia si svolge per la massima parte al di fuori dell’atmosfe-
               ra, tranne che per i missili balistici a breve gittata (quattrocento chilometri o
               meno). La parte terminale è invece caratterizzata dal rientro della testata nel-
               l’atmosfera e questa fase è appunto denominata, fase di discesa o fase termi-
               nale.

               (12)  Missile anti-balistico (anti-ballistic missile, sigla ABM).

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