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IL REATO DI INGIURIA TRA MILITARI SUPERA L’ESAME DELLA CORTE COSTITUZIONALE

             (attualmente per propria scelta) nell’ordinamento militare, caratterizzato da specifiche regole ed
             esigenze”: pertanto “non risulta affatto irragionevole imporre al militare una più rigorosa
             osservanza di regole di comportamento, anche relative al comune senso civico, quali quella di non
             recare offesa all’onore o al decoro di altri soggetti inseriti nel medesimo ordinamento”.
                  Pertanto, secondo la Corte costituzionale, continuare a punire l’ingiuria fra
             militari risponde, oltre che all’esigenza di tutela delle persone in quanto tali,
             anche all’obiettivo di tutelare il rapporto di disciplina inteso come insieme di
             regole di comportamento, la cui osservanza è strumentale alla coesione delle
             Forze armate e, dunque, ad esigenze di funzionalità delle stesse.
                  La civile convivenza tra militari, soprattutto (ma non solo) nei luoghi mili-
             tari, costituisce un presupposto essenziale per la coesione delle Forze armate e
             la Corte si ritiene costretta a rilevare “sia il permanere di episodi di ‘nonnismo’, pur
             dopo l’eliminazione della leva obbligatoria, sia l’insorgenza di ingiurie di natura sessista, a
             seguito dell’accesso delle donne al servizio militare”.
                  In ultimo, la Corte rileva che l’eventuale accoglimento delle questioni di legitti-
             mità sollevate, determinando l’assorbimento delle vicende ingiuriose nella sfera civi-
             listica e “privata” dei contendenti, avrebbe tra i suoi non trascurabili effetti anche
             quello di impedire al comandante di corpo di chiedere il procedimento penale.

             Rilievi critici
                  La suddetta decisione della Corte costituzionale è stata oggetto di critiche,
             ampiamente motivate con il richiamo ai princìpi generali che si sono andati con-
             solidando in materia di rapporti tra diritto penale militare e diritto penale comu-
             ne. È stato infatti rilevato , in sintesi, che:
                                     (4)
                  - la  sentenza  della  Corte  attribuisce  rilievo  alla  “specialità”  del  mondo
             militare ed a quelle che potrebbero essere definite le sue “regole di vita”, rite-
             nute atte a giustificare pienamente anche alcune vistose distinzioni di trattamen-
             to tra militari e “civili”, dal punto di vista sanzionatorio;
                  - il valore della “disciplina”, coessenziale al mantenimento della compat-
             tezza all’interno dei Reparti, deve essere protetto in maniera particolarmente
             rigorosa, mediante la previsione di specifiche incriminazioni: laddove peraltro


             (4) Cfr.  RIVELLO,  Su  una  pronuncia  della  corte  costituzionale  in  materia  di  diritto  penale  militare,  in
                 WWW.DIRITTOPENALECONTEMPORANEO.IT, 23 novembre 2017, pagg. 187 ss.

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