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La rilevanza delle ingiurie verbali a sfondo sessuale nel diritto penale militare
Nota a Cassazione, Sezione I, 18 dicembre 2018/4 marzo 2019, n. 09386/19
Dottor Antonio SABINO
Reati contro la persona - Ingiuria militare - Frasi sprezzanti e volgari attinenti alla
sfera sessuale del destinatario - Lesione dell’onore e del decoro - Sussistenza del reato.
Configura il reato di ingiuria militare di cui all’art. 226 c.p.m.p. rivolgere ad altri, in
sua presenza, frasi dal contenuto volgare e di tenore sprezzante che colpiscono la sfera sessuale
del destinatario (nel caso di specie l’agente si era rivolto alla persona offesa invitandola a com-
piere un particolare rapporto sessuale con altro soggetto anch’egli presente).
È noto che il D.Lgs. 16 gennaio 2016, n. 7 ha abrogato il reato di ingiuria
previsto dall’art. 594 c.p., trasformandolo in illecito civile.
In questa Rassegna è stato già dato ampio e meritato risalto alla impor-
(1)
tante decisione con cui la Corte Costituzionale ha affermato la perdurante
(2)
legittimità costituzionale del corrispondente reato militare di cui all’art. 226 del
codice di pace, che sanziona le condotte offensive dell’onore e del decoro poste
in essere tra militari, anche quando queste non configurino i reati di insubordi-
nazione o abuso di autorità in applicazione dei criteri di cui all’art. 199 dello
stesso codice.
Si ritorna, quindi, su un tema già per molti aspetti trattato, tuttavia la
recentissima sentenza in commento apre il campo ad una serie di ulteriori inte-
ressanti implicazioni, che riguardano non solo gli aspetti differenziali tra diritto
penale comune e militare ma, più in generale, coinvolgono ancora una volta e
sotto peculiari profili il tema della dignità della persona e di come questa sia per-
cepita come valore meritevole di tutela in un contesto globalizzato permeato di
riferimenti culturali sempre più incerti.
(1) G. MAZZI, Il reato di ingiuria tra militari supera l’esame della Corte Costituzionale, in questa RASSEGNA
DELL’ARMA DEI CARABINIERI, n. 4/2017, pagg. 165 e ss.
(2) Corte Costituzionale, sentenza n. 215 del 27 settembre 2017.
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