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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
Esso era incaricato di individuare e studiare quei processi sociali che pote-
vano essere sfruttati dal nemico con finalità di diversione ideologica, doveva
affiancare il ministero degli Interni nella sorveglianza e neutralizzazione degli
elementi religiosi o nazionalisti e nella prevenzione di disordini di massa,
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nonché cooperare con il PGU nell’individuare centri ideologici antisovietici,
organizzazioni di emigranti o nazionalisti all’estero. Infine, il Quinto
Direttorato avrebbe dovuto realizzare attività di controspionaggio fra gli stu-
denti stranieri e le delegazioni in visita in Unione Sovietica. In conclusione, il
risultato fu una peculiare combinazione fra un centro studi e una forza di poli-
zia segreta, e presto divenne una delle poche fonti veramente affidabili sulla
realtà interna dell’URSS. Coerentemente con la natura marcatamente ideologica
della nuova unità, a guidarla venne chiamato un funzionario del PCUS,
Aleksandr Fëdorovič Kadašev, fino a quel momento a capo della sezione
Propaganda del comitato regionale del partito di Stavropol’. Come suo vice fu
scelto, invece, un čekista di professione nella persona di Filipp Denisovič
Bobkov, vice del Secondo Direttorato Centrale (controspionaggio).
Curiosamente, nessuno dei due fu entusiasta dell’incarico. Kadašev, peraltro
non diversamente da Andropov, non aveva alcuna voglia di lasciare il lavoro di
partito e Bobkov temeva di finire invischiato in una sorta di nuova Sezione poli-
tica segreta dell’NKVD (Sekretno-političeskij otdel, SPO) .
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Alla fine Kadašev si piegò alla disciplina di partito e Andropov personal-
mente rassicurò Bobkov: non vi era alcuna volontà di tornare ai metodi dello
stalinismo, bensì di creare una struttura capace di rispondere alle sfide contem-
poranee che i nemici dello Stato sovietico ponevano ai comunisti e di fronte alle
quali era necessario utilizzare sia mezzi convenzionali con ricerche di enti scien-
(19) Sebbene i fermenti nazionali non fossero ancora deflagrati, come sarebbe avvenuto alla fine
degli anni Ottanta, le tensioni non mancavano, soprattutto con riguardo alle popolazioni
deportate durante la guerra e che chiedevano di poter tornare nelle regioni di origine e con
le minoranze di alcune repubbliche (soprattutto gli abkhazi nella RSS Georgiana e i tedeschi
nella RSS Kazaka). All’epoca nel CC non esisteva più da molto tempo una sezione che si
occupasse delle questioni nazionali che venivano presentate sic et simpliciter come casi di
nazionalismo e rimesse al KGB. Nella maggior parte dei casi Andropov vietò l’intervento
dell’Armata Rossa per reprimere le manifestazioni di protesta, sebbene fossero regolarmente
seguite da numerosi arresti. Sui problemi nazionali in Unione Sovietica esiste un’ampia lette-
ratura, fra gli altri si veda C. TILLY, L. WALKER, Ethnic Conflict in the Soviet Union, Kluwer
Academic Publishers, Dordrecht, 1991, B. NAHAYLO, V. SWOBODA, Disunione Sovietica, Rizzoli,
Milano, 1991 e V. TISHKOV, Ethnicity, Nationalism and Conflict in and After the Soviet Union,
SAGE, London, 1997.
(20) Tale struttura era stata costituita nell’ambito dell’OGPU il 5 marzo 1931 per contrastare l’at-
tività dei gruppi e dei partiti antisovietici, ex guardie bianche, movimenti ecclesiastici o nazio-
nalisti collegati con organizzazioni straniere. Il SPO si occupava soprattutto di università,
istituti tecnici, enti del commissariato del popolo per l’Istruzione e la Cultura, e anche la mili-
zia. Il 14 aprile 1943 fu accorpata alla Direzione controspionaggio del NKGB. Cfr. voce SPO
in Kontrarazvedyvatel’nyj slovar’, VŠ KGB im. F. E. Dzeržinskij, Moskva, 1972.
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