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USO CONSAPEVOLE DEI SOCIAL MEDIA
a nostro avviso assunte doverose iniziative (una vera e propria social media policy),
soprattutto a favore delle nuove generazioni, che nascono “geneticamente tele-
matiche”, e come tali probabilmente non hanno ben chiara la distinzione tra
comunicazioni personali “a quattrocchi” e comunicazioni tramite social, ritenen-
do che le due forme relazionali siano equiparabili, ma dimenticando che, oltre
ai contenuti comunicativi (potenzialmente diffamatori, calunniatori o denigra-
tori del datore o di terzi), è proprio lo strumento utilizzato, aperto (talvolta
inconsapevolmente per l’autore dello scritto) ad una comunità indistinta, a far
assumere all’affermazione, alla critica, alla foto, al filmato, una valenza giuridica,
disciplinare, civile o penale.
In primo luogo, vanno dunque implementate alcune occasionali ma meri-
torie attività formative attivate dai vertici delle Pubblica Amministrazione,
valendosi sia delle proprie Scuole militari e di Polizia, sia della figura del
“responsabile per la transizione digitale”, prevista dall’art. 17 del codice dell’am-
ministrazione digitale, sia dell’ufficio procedimenti disciplinari, oltre che della
Scuola nazionale dell’amministrazione, che da anni ha in catalogo corsi su Etica
e procedimenti disciplinari aperti anche a queste nuove forme di illiceità tele-
matica.
In sintonia con quanto sopra auspicato, le Forze Armate e di Polizia, e la
stessa magistratura hanno più volte pungolato l’attenzione, in contesti accade-
mici e formativi, sulla sobrietà espressiva in generale e tramite strumenti social
in particolare, non solo nelle comunicazioni ufficiali alla stampa, ma soprattutto
nell’uso privato di tali strumenti. Del resto l’art. 13 del D.Lgs. 7 marzo 2005, n.
82, recante il codice dell’amministrazione digitale, impone l’attuazione di poli-
tiche di reclutamento e formazione del personale finalizzate alla conoscenza e
all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Da qui, ad esempio, la già ricordata presentazione, il 15 giugno 2017 pres-
so la Scuola di perfezionamento delle Forze di Polizia, alla presenza dei vertici
delle Forze Armate e della Polizia di Stato, del progetto dal titolo “L’uso consa-
pevole dei social network” da parte degli appartenenti alle Forze di Polizia e alle
Forze Armate, in cui è stato proiettato il video “Siamo quello che postiamo”, con-
tenente, accanto a video relativi ad eventi realmente verificatisi, anche le simu-
lazioni di pubblicazioni e interventi ritenuti inopportuni sui social network in cui
gli appartenenti ai delicati Corpi dello Stato possono incorrere.
Un ulteriore opportuno intervento preventivo potrebbe tradursi in un
più sistematico richiamo all’uso consapevole, anche in contesti privati, degli
strumenti social attraverso i codici di comportamento interni alle singole
Pubbliche Amministrazioni (o, per militari, Polizia e magistratura, attraverso
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