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USO CONSAPEVOLE DEI SOCIAL MEDIA
con tutti, annullare distanze (sociali e culturali) che invece realmente esistono e
ingannarsi sulle reali capacità personali di comprensione e di dibattito;
- la forma di immediatezza e velocità delle risposte e delle azioni, che da
un lato determinano un uso dell’intelletto inversamente proporzionale alla rapi-
dità delle stesse e, dall’altro, richiedono talvolta un bisogno di superconnessione
quasi in tempo reale (d’altronde, se si arriva a confondere quella con la vita vera,
il tempo in cui si è disconnessi è parificato a un non-vivere)”.
Questi ultimi strumenti social, pur agevolando l’agire quotidiano privato e
pubblico e pur consentendo una più ampia libertà di manifestare le proprie
(4)
idee, in molti casi trasmodano in mezzi di dilagante diffusione di affermazioni
diffamatorie, calunniatorie o quanto meno denigratorie (a cui sono equiparabili
anche immagini o filmati offensivi o fonti di dileggio o di discredito per lo stes-
so divulgatore, oltre che di terzi) e affiancano, sul piano (dis)informativo, alcune
testate telematiche e cartacee dove il vero e il falso si confondono, gli onesti e
i parassiti vengono sovrapposti o affiancati, anche attraverso meri suggestivi
“catenacci”, o accostamenti fotografici o di notizie ben diverse (e solo apparen-
temente simili), o tramite differimenti temporali nella pubblicazione di datate
notizie, o con omissioni di dettagli o, viceversa, con arricchimento gratuito della
notizia con circostanze e aggettivi ulteriori, non essenziali, maliziosamente evo-
cativi e/o non veri.
Occorre prendere dunque atto che, accanto ai tradizionali comunicatori,
storicamente rappresentati da politici, giornalisti, studiosi e scrittori, operano
nel firmamento mediatico milioni di esternatori tramite social network (chat, blog,
Twitter, mail, sms, ecc.): come ben disse Umberto Eco nel 2015, “I social media
hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al
bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito
messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.
È l’invasione degli imbecilli”.
Va inoltre rimarcato che chi scrive su chat Whatsapp, su una mailing list o su
diverse piattaforme dedicate alla socializzazione deve considerare come conse-
guenza altamente probabile che il suo messaggio possa avere una diffusione
(4) I social media sono innegabilmente importanti strumenti di lavoro e di socializzazione tra indi-
vidui oltre che strumenti di efficacia, efficienza ed economicità della Pubblica
Amministrazione, come ben delineato nel Vademecum “Pubblica Amministrazione e social media”,
realizzato da Formez PA nell’ambito delle attività finalizzate alla elaborazione delle Linee
guida per i siti web delle Pubbliche Amministrazioni, previste dalla direttiva n. 8 del 26
novembre 2009 del Ministro per la Pubblica Amministrazione e la semplificazione. Sul tema,
L. SCARCELLA, I social network e la Pubblica Amministrazione: un rapporto difficile, in www.ninja-
marketing.it, 18 aprile 2017; F. DI COSTANZO, Facebook, Twitter e Instagram: rivoluzione social per
la burocrazia, in www.corrierecomunicazioni.it, 5 maggio 2017.
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