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40° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL
                              GRUPPO INTERVENTO SPECIALE CARABINIERI (GIS)



                    Mentre uno snervante tira e molla si instaurava tra i sei rivoltosi e l’autorità
               politica, GIS e NOCS misero a punto un piano che prevedeva l’intervento in
               sincronia del GIS dal tetto e del NOCS dal basso. Ma il giorno previsto per l’ir-
               ruzione viene liberato un ostaggio, poi altri tre, e infine, dopo un’ultima tratta-
               tiva che concedeva un trattamento penitenziario non punitivo, si ottenne la libe-
               razione di tutti gli ostaggi e la resa. L’azione programmata non si svolse, ma la
               presenza in being dei reparti speciali ebbe il suo peso nella soluzione non tragica
               della vicenda.
                    Un altro tipo di crimine nel quale il GIS è stato impiegato ventiquattro
               volte per liberare sessantuno ostaggi, è il sequestro di persona, un reato che spe-
               cie negli anni Novanta si verificò ripetutamente in Italia. Tale tipologia di delitto
               è da ritenersi uno dei più crudeli considerato sia la privazione della libertà per-
               sonale sia l’annullamento dello spirito della vittima. Tenacia, pazienza e ardi-
               mento furono necessari per risolvere il sequestro di Cesare Casella, un giovane
               rapito  il  18  gennaio  1988  da  una  banda  che  lo  teneva  prigioniero  in
               Aspromonte. Le ricerche e gli sforzi del GIS sul massiccio montano, benché
               prolungate per quarantaquattro giorni, dapprima non approdarono a nulla, a tal
               punto che i malviventi, sentendosi forti e invincibili, aumentarono le pretese di
               riscatto.
                    La notte di Natale del 1989 si produsse finalmente la svolta decisiva: i rapi-
               tori avevano fissato l’ultima richiesta in due miliardi di lire, ma all’appuntamen-
               to per la consegna, nella zona di Bovalino, andarono Carabinieri del GIS: due
               di loro avrebbero finto di essere incaricati dalla famiglia Casella di consegnare
               il denaro, mentre gli altri avrebbero fornito copertura.
                    Appena i rapitori si resero conto dello stratagenna, scoppiò un conflitto a
               fuoco, durante il quale venne colpito alle gambe un esponente di spicco della
               banda, Giuseppe Strangio, che i complici fuggendo abbandonarono. La cattura
               dello Strangio si rivelò esiziale per i criminali. Sperando di allentare la morsa
               delle Forze dell’ordine il 30 gennaio seguente, dopo 743 giorni di prigionia, libe-
               rarono il giovane Casella. Successivamente i rapitori furono tutti catturati.
                    E c’è la variante più odiosa di questo delitto: il rapimento dei bambini che
               ha lo scopo di fungere da ricatto estremo.
                    Vicino Perugia, il 3 ottobre 1990, alcuni banditi di origine sarda, sottrag-
               gono al padre il figlio di dieci anni, Augusto De Megni, per il cui rilascio chie-
               dono un riscatto di venti miliardi di lire. I magistrati, però, bloccano i beni della
               famiglia e un confidente - che sarà poi ucciso in Sardegna - consentirà agli
               incursori del NOCS di liberare il bambino. Quasi tutti i rapitori sono catturati
               e condannati, ma qualcuno si sottrae all’arresto, come Sebastiano Mureddu, al


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