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IL DISCORSO DEL GENERALE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA
Nel concludere il suo intervento, dopo aver ringraziato anche i Carabinieri
in congedo che lo avevano preceduto, dedicava un’attenzione alle famiglie dei
Carabinieri che “con noi, tutti hanno diviso i sacrifici, i tormenti, le ansie, per-
ché anche da loro l’Istituzione ha avuto un alto, un altro, un grande contributo”.
In quegli anni difficili per la tenuta del sistema democratico, i Carabinieri, ma
soprattutto le loro famiglie vissero momenti di grandi paure e timori. Il bollet-
tino dei caduti per la Democrazia era in costante aggiornamento e si viveva in
una situazione di grande disagio che non risparmiava nessuno, tanto meno i
Carabinieri, da sempre rappresentanti di quello Stato che poche frange eversive
cercarono, inutilmente, di abbattere .
(39)
Il vecchio soldato doveva essere proprio sul punto di essere sopraffatto
dalle tante emozioni. Era giunto il momento di chiudere il suo breve intervento.
Lo fece, come aveva fatto nel corso della sua vita professionale, dichiarando che
“non posso dir[e] che dimenticherò, è impossibile e con me sarà sempre l’im-
pegno perché anche nella nuova fatica sia il bottone dell’Arma a brillare di que-
sta sua luce autentica, di questa sua luce che è genuina, che è trasparente, che
non ha bisogno né di calcoli […] né di riserve mentali”. Proprio la genuinità
dell’Istituzione nella quale aveva servito così a lungo gli faceva augurare a se
stesso che “la sorte mi consenta di non deludere, mi consenta di garantire a
questa mia provenienza quella fiducia con la quale sono partito”.
6. Qualche conclusione
Come è stato anticipato, l’eccezionale documento audio riporta il discorso
integrale del generale nel momento in cui si stava spogliando dell’uniforme per
indossare gli abiti (stretti) di prefetto della Repubblica. Una testimonianza
autentica, genuina, pura come era la sua fede di appartenenza all’Arma senza
“riserve mentali”.
Il suo pensiero rivolto a chi lo aveva collaborato nel corso della sua lunga
carriera testimonia l’attenzione che egli, sin dai primi passi mossi con l’unifor-
me nera, aveva attribuito ai collaboratori.
Si tratta di un suo carisma, molto lontano dalle abitudini dei suoi parigra-
do nello stesso periodo. Cogliere i suggerimenti e i consigli di chi gli stava vicino
metteva in luce l’umiltà in cui era avvolto e la grande capacità di “saper ascol-
tare”.
(39) Si rinvia a Carabinieri per la Democrazia cit. e al documentario “Generale - Rivivendo Carlo
Alberto dalla Chiesa” cit. dove si parla diffusamente di quanto pesasse essere membro della
famiglia di un Carabiniere.
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