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TRIBUNA DI STORIA MILITARE
Allegato
Discorso del Generale di Corpo d’Armata Carlo Alberto dalla
Chiesa, testo del 5 maggio 1982
Trascrizione del discorso del Generale di Corpo d’Armata Carlo Alberto dalla
Chiesa in occasione della cessione della carica di Vice Comandante Generale
“Comandante permette di dire due parole […] è la prima volta che
parlo leggendo, affidandomi alla lettura. Sarà breve ma temo di non reg-
gere fino in fondo anche se ad un soldato non si addice l’emozione che
traspaia verso altri soldati. Lascio oggi la carica di Vice Comandante
dell’Arma con l’orgoglio e la fierezza di aver servito per quaranta anni la
nostra Istituzione. Con animo in tumulto, con l’emozione che batte su
questa uniforme di vecchio soldato, sono ora a raccogliere tanti e tanti
ricordi, tante e tante fisionomie per dir loro la mia gratitudine. Ho sentito
dire da qualcuno che non si dice grazie a chi adempie al proprio dovere e
ho incontrato qualche altro che riteneva di essere esso solo la vestale
dell’Arma. Ebbene questo è il momento dell’umiltà. Quelle fisionomie
lontane, temperate dal tempo ma non dalla gratitudine, mi riportano a
quando poco più che ventenne mi affacciavo alla mia prima tenenza e
schierati erano dodici tra brigadieri e marescialli, tutti con il colletto bianco
inamidato, i guanti calzati, la sciabola, alcuni con gli stivaloni e, senza far
pesare con molto garbo, senza incidere sul mio amor proprio, mi resero
consapevole della mia pochezza. Io a questa generosità, a questo garbo,
sono sempre riandato nel mio procedere, né mi sono mai vergognato di
attingere ai consigli e ai suggerimenti dei tali appuntati perché anche da
loro la saggezza e l’esperienza poteva essere raccolta, soprattutto perché lo
facevano senza chiedere nulla. Vecchi, cari collaboratori tra i primi non
posso non ricordare il brigadiere [incomprensibile, poi identificato in
Fileni] e il maresciallo Nardone e tra i secondi il vecchio Appuntato Ceci,
tutti nel cielo degli eroi dell’Arma, tutti caduti in quel contesto.
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