Page 167 - Rassegna 2018-2
P. 167
IL DISCORSO DEL GENERALE CARLO ALBERTO DALLA CHIESA
Perché non dovrei avvertire gratitudine per quanti sempre e poi
mi hanno insegnato, oltre che donato, oltre che dato, e perché non
dovrei considerare loro, e soltanto loro, le vestali dell’Arma e nel
tempo avanzano i miei maestri cui rivolgo un deferente memore pen-
siero, perché non dovrei dire grazie anche a mio padre per avermi dato
la fede e gli alamari. Oggi dico quindi a lui e ai tanti maestri ed a tanti
a tutti i collaboratori che a migliaia e a migliaia in questo momento mi
si affollano come [incomprensibile] nel tempio, nell’immenso tempio
della nostra bandiera, perché non debbo dire loro la mia immensa gra-
titudine, il mio grazie più convinto. Qui non sarei e, qui tutti non
saremmo, se loro non ci avessero preceduto e non sarebbe onorato,
beneaugurato il dovere compiuto. Grazie anche a te mio Comandante,
mio ultimo Comandante per quanto hai voluto generosamente dire a
voce e scrivere un ordine del giorno che mi riempie di fierezza e di
orgoglio. E grazie anche di avermi invitato alla cerimonia di imposizio-
ne degli alamari a Chieti. Era la prima volta in quarant’anni. La coinci-
denza ha voluto che io affidando gli alamari a un giovane carabiniere
con un po’ di enfasi si d’accordo, ma gli potessi dire “è come se ti pas-
sassi i miei”. Perché non dirti grazie di avermi consentito di rappresen-
tarti a Pastrengo nella cerimonia di quella battaglia, di quella carica, ne
sono uscito carico di emozione e di fede. Ancora di fede quella di cui
ho bisogno, ho tanto bisogno nell’affrontare la nuova strada. Ma grazie
anche di avermi voluto ieri a fianco a Monreale. Ci dovevo essere sì, ma
mi è venuto vicino perché era dedicata alla memoria di un capitano
medaglia d’oro, alla memoria appunto del capitano Basile, mio vecchio
dipendente, e quando stamattina ho reso visita, omaggio alla nostra
urna dei forti, alla nostra [incomprensibile], al primo istituto, al massi-
mo istituto d’istruzione, davanti a questo centinaio di giovani sottote-
nenti, bene, tutto è stato un incalzare di emozioni di fronte alle quali la
commozione appare prepotente e quindi dico basta! Ma non senza aver
rivolto un caloroso saluto ai commilitoni valorosi dell’Arma in conge-
do che ci hanno preceduto su questa stessa strada.
167