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L’AFFAIRE WEIL. IL «TERZO UOMO» DELL’AFFAIRE DREYFUS
secondo reinach sia il piccolo borghese ebreo che il «paysan parvenu» Henry si
sentivano «flattés de cette camaraderie avec le ‘comte’ Esterhazy». inoltre Weil
«avait la manie (tantôt profitable, tantôt dangereuse) d’offrir ses services; obli-
ger faisait partie de sa politique» . Weil intervenne a suo favore presso il Gran
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rabbino di Francia Zadoc Kahn (1839-1905) , e, a prova dello stato di dispe-
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razione di Esterhazy, gli consegnò pure la lettera in cui il comandante minaccia-
va di commettere «un crime». Tutto quel che ottenne fu però solo un sussidio
una tantum di 2.000 franchi da Edmond James de rotschild (1845-1934), già suo
compagno di scuola al Lycée Bonaparte, che gli fu consegnato il 9 luglio .
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Troppo poco, evidentemente, per distoglierlo dal pensiero del «crime». infatti
- come emerse nel 1930 dalla pubblicazione dei taccuini del colonnello maximilian
vin Schwartzkoppen (1850-1917) - il 20 luglio 1894 Esterhazy si presentò per la
prima volta dall’addetto militare tedesca per offrire i suoi servigi . in agosto,
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prima di «partire per le manovre» , scrisse il famoso bordereau (un elenco di docu-
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menti militari riservati) poi asseritamente ritrovato da madame Bastian nel cestino
di Schwartzkoppen, e dal quale scaturì in settembre l’affaire Dreyfus.
(108)- rEiNaCH, op. cit, 2, pag. 27. Questo ritratto psicologico, non certo benevolo, non stupisce il
cultore degli scritti di Weil, caratterizzati proprio da una minuziosa attenzione alle relazioni
istituzionali e sociali e da una grande cautela, a tratti perfino ossequiosa, nel trarre dai docu-
menti giudizi generali sul carattere dei personaggi altolocati. Traspare in filigrana, dal meto-
do e dallo stile di Weil, una costante sensazione di precarietà della propria condizione socia-
le, in grado di avvelenargli sottilmente ogni piacere e successo, tipica delle minoranze che
temono di ricadere sotto precedenti discriminazioni e persecuzioni (il che spiega tra l’altro
la strategia seguita da alfred e mathieu Dreyfus di circoscrivere la loro difesa alla sola que-
stione dell’errore «in buona fede», evitando il minimo accenno al pregiudizio antisemita).
(109)- Philippe orioL, «Zadoc Kahn et l’affaire Dreyfus», in Jean-Claude Kuperminc et Jean-
Philippe Chaumont (dir.), Zadoc Kahn, Un grand rabbin entre culture juive, Affaire Dreyfus et laïcité,
actes du colloque, L’Éclat, 2007.
(110)- Cass., dép. Weil, 1, 308-10, cit. in Desachy, op. cit., pag. 140. reinach, op. cit., 2, pagg. 91-95.
Dutrait-Croizon, Joseph Reinach Historien , cit., pag. 324.
(111)- Bernhard SCHWErTFEGEr, Die Wahrheit über Dreyfus, Verlag für Kulturpolitik, 1930, pag. 78.
Les carnets de Schwartzkoppen (la vérité sur Dreyfus), rieder, 1930, pagg. 129, 281. The truth about
Dreyfus from the Schwartzkoppen papers, Putnam 1931, pag. 75.
(112) - Lo scrisse nel bordereau, circostanza che sarebbe bastata a scagionare Dreyfus, il quale era rima-
sto a Parigi. in qualità di maggiore pure Esterhazy ne era dispensato, ma, come ipotizzò poi la
sentenza della Cassazione del 12 luglio 1906, avrebbe potuto prendervi parte volontariamente.
il 74e r. i. partecipò invece alle manovre di fortezza di Vaujours (Seine-Saint-Denis).
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