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L’AFFAIRE WEIL. IL «TERZO UOMO» DELL’AFFAIRE DREYFUS
Wachter (1825-19??), storico della guerra recente, proclamò la sua innocenza .
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incoraggiato anche da incaute supposizioni del nipote del maresciallo Ney , il
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giornalista del Gaulois ivan de Woestyne fece allora il nome di Jung, che lo que-
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relò per diffamazione. Woestyne fu condannato a sei mesi di reclusione, a mille
franchi d’ammenda e 5.000 di risarcimento, ma il tiro si spostò allora sul generale
senatore Cissey, per via di due lettere esibite durante il processo, da cui sembrava
emergere un abuso di fondi riservati. Era l’occasione attesa dai repubblicani più
accesi per regolare i conti con uno dei principali “massacratori della Comune”.
Su iniziativa del deputato della Loira Victor-Henri rochefort-Luçay (1831-
1913), Cissey fu sottoposto a inchiesta parlamentare e richiamato dal comando
del corpo d’armata di Nantes, nonché ridicolizzato sia dall’Intransigeant, il nuovo
giornale fondato da rochefort, che dal Petit Parisien, diretto da Charles-ange
Laisant (1841-1920). Laisant lavorò sui pettegolezzi che attribuivano a Cissey un
flirt con l’ex-moglie di Jung, madame Lucy Kaulla (1840-1891) , una bella ebrea
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(42) - La Justice, 3 e 16 settembre 1880. Cit. in «maurice Weil», fr. wikipedia.
(43) - Generale di cavalleria michel-aloys Ney (1835-1881), 3° duca d’Elchingen, che depose al
processo scagionando Jung e morì suicida pochi mesi dopo.
(44) - alias Henri-Pierre marquis van de Woestyne de Craumez de Wardes, n. a Bruxelles 1834 ma
di origine slava e accesamente anti-tedesco. C. E. Curinier (dir.), Dictionnaire national des contem-
porains, Paris, office général d’édition, 1900, iV, pag. 132.
(45) - Da Lucy Jung ebbe due figli, Joseph-albert-Georges-Théodore (1862-1895) ed Eugène (1863-
1936). arruolato ventenne nella fanteria di marina e inviato in Tonchino agli ordini del
residente generale Warnet, grande amico di Weil, Eugène fu poi assunto nell’amministrazione
coloniale, diventando cancelliere della residenza nel 1900. Tornato a Parigi nel 1901, visse della
rendita di una piantagione tonchinese e nel 1906 pubblicò un pamphlet (Les puissances devant la
révolte arabe) in sostegno del Comitato Nazionale arabo fondato nel 1905 a Parigi dal maronita
cristiano Nagīb ʿĀzūrī (1870-1916), già ufficiale ottomano, e collaborò al mensile parigino
L’Indépendance arabe e poi al quotidiano cairota L’Egypte. il 7 novembre 1914 Jung scrisse al pre-
sidente della repubblica proponendosi come agente per provocare una rivolta araba in asia
minore e in un memorandum del 21 gennaio 1915 ai funzionari e parlamentari francesi caldeg-
giò l’appoggio francese alla creazione di un califfato arabo alla mecca. ʿĀzūrī morì nel giugno
1916, proprio mentre Lawrence scatenava la rivolta dell’Hijaz. Jung si legò allora al giornalista
libanese ibrahim Salim-al-Najjar (1882-1957), ma le polemiche contro i Sionisti e i circoli siriani
che invocavano il protettorato francese provocarono l’arresto di Najjar e la chiusura del gior-
nale L’Orient Arabe. Durante i negoziati di pace Jung tentò invano di proporsi come consigliere
della delegazione sceriffiana. Emarginato, scrisse in seguito vari pamphlet e assunse posizioni
sempre più radicali, fino a perorare una rivolta non più araba ma islamica, martin S. Kramer,
Arab awakening and Islamic revival: the politics of ideas in the Middle East, Transactions Publishers,
1996: routledge, New York, 2017, pagg. 87-102 («The Sharifian Propaganda of Eugène Jung»).
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