Page 187 - Rassegna 2017-3
P. 187

GLI “EROI” DELL’ARMA: SALVO D’ACQUISTO NON È SOLO


             bare del nemico gli fecero temere che i nazisti inscenassero una qualche feroce
             rappresaglia a danno anche degli altri pazienti, un rischio che la sua coscienza
             non poteva accettare. così “si fece avanti per anticipare qualunque drammatica
             mossa. ‘Sono io’ disse”.
                  Venne subito portato all’esterno e fucilato dalle SS al comando del tenente
             Herbert Andorfer, di Linz, uno sperimentato assassino - forse per questo deco-
             rato con la croce di ferro di II classe - che nel 1942 aveva diretto un campo di
             concentramento  a  Belgrado  e  successivamente  operò  nel  contrasto  alla
             Resistenza in Emilia, Liguria e Marche.
                  Dopo l’uccisione i nazisti andarono a casa del maggiore, dove rubarono
             tutto, perfino il corredo di una bambina di dieci mesi.
                  Era il 14 giugno 1944, ma prima che si trovasse il cadavere passarono due
             settimane perché la ferocia degli occupanti spaventava i locali; alla fine si mos-
             sero  il  cappellano  militare  del  manicomio  e  due  partigiani  che  trovarono  il
             corpo e lo riconobbero dalla fede all’anulare sinistro. Ma il suo testamento spi-
             rituale, che riprendiamo dal Galli, andò ben oltre la morte fisica del maggiore,
             interpretando nella contingenza storica il sentimento di molti: “Non si può ade-
             rire a una Repubblica come quella di Salò, illegale dal punto di vista costituzio-
             nale e per di più alleata a uno straniero tiranno, per essere poi agli ordini e alle
             dipendenza della guardia nazionale repubblicana cancellando anche il nostro
             glorioso nome di carabinieri, per confonderci con una organizzazione parami-
             litare che non ha storia né gloria, dove molti dei componenti hanno solo il meri-
             to della violenza e della sopraffazione, mentre l’Arma in tutta la sua gloriosa
             storia, indipendentemente dai colori politici, ha difeso sempre le leggi dettate
             da  governi  legalmente  costituiti  e  ha  protetto  i  deboli  contro  i  prepotenti.
             Invece adesso si doveva fare all’opposto e cioè difendere i prepotenti contro i
             deboli.
                  Per i miei sentimenti civili, militari e per la mia fedeltà all’Arma, accettare
             una cosa simile con un giuramento di fedeltà l’ho ritenuta un’azione indegna e
             umiliante. Io ho fatto liberamente e con piena coscienza questa scelta, non sot-
             tovalutando i pericoli a cui sarei andato incontro” .
                                                             (6)
             (6) - S. BUZZELLI, M. DE PAOLIS, A. SPERANZONI, La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in
                 Italia, Torino, Giappichelli, 2012, pag. 142; GALLI, cit., pag. 10.

                                                                                     185
   182   183   184   185   186   187   188   189   190   191   192