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GLI “EROI” DELL’ARMA: SALVO D’ACQUISTO NON È SOLO
bare del nemico gli fecero temere che i nazisti inscenassero una qualche feroce
rappresaglia a danno anche degli altri pazienti, un rischio che la sua coscienza
non poteva accettare. così “si fece avanti per anticipare qualunque drammatica
mossa. ‘Sono io’ disse”.
Venne subito portato all’esterno e fucilato dalle SS al comando del tenente
Herbert Andorfer, di Linz, uno sperimentato assassino - forse per questo deco-
rato con la croce di ferro di II classe - che nel 1942 aveva diretto un campo di
concentramento a Belgrado e successivamente operò nel contrasto alla
Resistenza in Emilia, Liguria e Marche.
Dopo l’uccisione i nazisti andarono a casa del maggiore, dove rubarono
tutto, perfino il corredo di una bambina di dieci mesi.
Era il 14 giugno 1944, ma prima che si trovasse il cadavere passarono due
settimane perché la ferocia degli occupanti spaventava i locali; alla fine si mos-
sero il cappellano militare del manicomio e due partigiani che trovarono il
corpo e lo riconobbero dalla fede all’anulare sinistro. Ma il suo testamento spi-
rituale, che riprendiamo dal Galli, andò ben oltre la morte fisica del maggiore,
interpretando nella contingenza storica il sentimento di molti: “Non si può ade-
rire a una Repubblica come quella di Salò, illegale dal punto di vista costituzio-
nale e per di più alleata a uno straniero tiranno, per essere poi agli ordini e alle
dipendenza della guardia nazionale repubblicana cancellando anche il nostro
glorioso nome di carabinieri, per confonderci con una organizzazione parami-
litare che non ha storia né gloria, dove molti dei componenti hanno solo il meri-
to della violenza e della sopraffazione, mentre l’Arma in tutta la sua gloriosa
storia, indipendentemente dai colori politici, ha difeso sempre le leggi dettate
da governi legalmente costituiti e ha protetto i deboli contro i prepotenti.
Invece adesso si doveva fare all’opposto e cioè difendere i prepotenti contro i
deboli.
Per i miei sentimenti civili, militari e per la mia fedeltà all’Arma, accettare
una cosa simile con un giuramento di fedeltà l’ho ritenuta un’azione indegna e
umiliante. Io ho fatto liberamente e con piena coscienza questa scelta, non sot-
tovalutando i pericoli a cui sarei andato incontro” .
(6)
(6) - S. BUZZELLI, M. DE PAOLIS, A. SPERANZONI, La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in
Italia, Torino, Giappichelli, 2012, pag. 142; GALLI, cit., pag. 10.
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