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TRIBUNA DI STORIA MILITARE



                    Da  qui  nel  giardino  davanti  al  muro  di  cinta.  Dopo  alcuni  minuti,  gli
               ostaggi  col  fiato  sospeso  odono  alcuni  secchi  comandi  e  poi  gridare.  ‘Viva
               l’Italia’.
                    Contemporaneamente,  un  lacerante  crepitio  di  armi  automatiche:  una
               prima, una seconda scarica, poi alcuni colpi di pistola” .
                                                                    (8)
                    Santo Stefano d’Aveto è un piccolo comune sui monti orientali della pro-
               vincia di Genova. Dopo la Grande Guerra, le risorse locali sono quelle scarse
               che offre l’agricoltura, che a mille metri di altezza esige maggiore fatica da colo-
               ro che la lavorano. Albino Badinelli, nato nel marzo 1920 in una famiglia con
               undici figli, è uno di quei ragazzi che uniscono il lavoro nei campi con la fre-
               quenza alla scuola e lo studio. Però, mano a mano che cresce, Albino ha la sen-
               sazione di avere qualche cosa di più degli altri, perché coltiva un sogno che si
               rafforza con gli anni.
                    Vuole diventare carabiniere: in questa figura riconosce a riassume tutto ciò
               che di positivo, di nobile e grande conosce attraverso lo studio. E il profondo
               sentimento religioso che pure lo anima si riflette sul modo quasi mistico con cui
               è portato a considerare l’aspirazione maggiore della sua vita.
                    Sarà carabiniere dopo un corso all’Accademia militare di Torino, e durante
               la guerra presterà servizio in Sicilia, in Croazia, in Emilia, mentre le vicende del
               conflitto toccano direttamente la sua famiglia per un fratello disperso in Russia.
                    Nell’estate 1944 ritorna a casa, ma sui monti della Liguria non si vive tran-
               quilli perché il contrasto della Resistenza ai nazifascisti si fa sempre più deciso
               ed esteso: in luglio nasce la VI zona operativa partigiana, al comando della quale

               (8) - A.  FERRARA,  I  carabinieri  martiri  di  Fiesole,  Roma, IL CARABINIERE,  1976,  pagg.  36-38;
                   CAZZULLO, cit., pagg. 169-71. A ciascuno dei tre carabinieri fu concessa la medaglia d’oro al
                   valor militare con la motivazione: “Durante la dominazione nazi-fascista, teneva salda la tra-
                   dizione di fedeltà alla Patria prodigandosi nel servizio ad esclusivo vantaggio della popolazione
                   e partecipando con grave rischio personale al fronte clandestino. Pochi giorni prima della libe-
                   razione, mentre già al sicuro dalle ricerche dei tedeschi si accingeva ad attraversare la linea di
                   combattimento per unirsi ai patrioti veniva informato che il comando germanico aveva deciso
                   di fucilare dieci ostaggi, nel caso egli non si fosse presentato al comando stesso entro poche
                   ore. Pienamente consapevole della sorte che lo attendeva, serenamente e senza titubanze la
                   subiva perché dieci innocenti avessero salva la vita. Poco dopo affrontava con stoicismo il plo-
                   tone di esecuzione tedesco e al grido di ‘Viva l’Italia’ pagava con la sua vita il sublime atto di
                   altruismo. Nobile esempio di insuperabili virtù militari e civili”.

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