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GLI “EROI” DELL’ARMA: SALVO D’ACQUISTO NON È SOLO


             viene  designato  Antonio  Ukmar  (Miro),  con  il  leggendario  sottotenente  del
             genio Mario Gastaldi (Bisagno), medaglia d’oro .
                                                          (9)
                  La  VI  zona  comprende  Santo  Stefano  d’Aveto,  nel  cui  territorio  la
             Resistenza  armata  dà  filo  da  torcere  ai  tedeschi  e  agi  alpini  della  divisione
             Monterosa della RSI che li spalleggiano; in valle d’Aveto questi ultimi riescono
             a fare alcuni prigionieri. Ma le cose non vanno bene per i nazifascisti: le azioni
             improvvise dei partigiani hanno successo, incendi e agguati si susseguono e alla
             chiamata alle armi della RSI non risponde quasi nessuno.
                  Ad  agosto  poi,  i  partigiani  uccidono  cinque  fascisti:  furibondo,  il
             Comandante locale della Monterosa - maggiore Girolamo Cadolo, chiamato
             “Caramella”- annuncia un feroce ricatto-ultimatum: se i giovani “sbandati”
             appartenenti alla Resistenza e al movimento partigiano non si presenteranno,
             farà fucilare i prigionieri e venti ostaggi civili locali che ha fatto catturare, tra
             i  quali  vi  sono  donne  e  bambini;  farà  inoltre  incendiare  il  paese  di  Santo
             Stefano.
                  La minaccia sconvolge profondamente Albino, il quale si prefigura una
             strage degli innocenti e si convince che lui, carabiniere e credente, ha il preciso
             dovere di tentar di evitarla ad ogni costo.
                  Avverte  i  familiari:  “Mi  devo  presentare  prima  che  uccidano  qualcuno,
             altrimenti  non  avrei  più  pace”  e  si  avvia  alla  Casa  Littoria,  dove  ha  sede  il
             Comando fascista. Accarezza il meritevole, ma ingenuo proposito di consegnar-
             si e di parlare di pace, ma il Comandante locale della Monterosa è un fanatico,
             un uomo fuori di sé, rabbioso ed esasperato, che vuole soltanto ammazzare
             qualcuno  a  fronte  del  fallimento  nella  repressione  della  Resistenza.  Accusa
             Albino di essere un disertore e gli grida: “Altro che pace! Il plotone di esecuzio-
             ne ti aspetta!”, e senza por tempo in mezzo ordina la fucilazione immediata: è
             mezzogiorno del 2 settembre 1944.
                  Badinelli chiede di potersi confessare, ma anche questo gli viene negato:
             tuttavia, camminando verso il cimitero, dove l’esecuzione avrà luogo, non gli
             viene impedito di parlare con monsignor Giuseppe Monteverde, cui il carabi-
             niere affida i suoi ultimi messaggi e dal quale riceve un crocifisso.

             (9) - Cfr. A. FERRANDO, La VI zona delle forze partigiane in Liguria, “Civitas”, XXXIX, marzo-aprile
                 1988, pagg. 59-67.

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