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CARABINIERI DA RICORDARE
Sin dalle prime ore
a Milano si diede da fare, accrescendo ancor di più la dell’occupazione
sua celebrità, peraltro giovandosi delle infinite cono-
scenze che aveva mantenuto in città, la stessa ove aveva
vissuto da giovane per diversi anni, laureandosi alla “Boc- tedesca di Roma era
coni”. La fama raggiunta nei due anni trascorsi al Nord,
così come le frizioni sorte con gli stessi vertici locali del stato ben chiaro a
partito fascista, non furono tollerate dai suoi detrattori,
né tanto meno dal regime, il quale, non potendo accon-
sentire che il quasi quarantenne “uomo del Sud” potesse tutti da che parte si
rientrare a Roma per un altro incarico di prestigio, pensò
a ben altra soluzione. I dubbi e il distacco che Andrea sarebbero schierati
Ippolito aveva evidentemente palesato nei confronti della
classe dirigente del P.N.F. erano “fatti gravi”, che anda- i Carabinieri Reali
vano certamente puniti. Non fu difficile, quindi, per la
Segreteria nazionale del partito, “sensibilizzare” il Mini-
stero della Guerra affinché facesse pervenire al “caduto i quali si distinsero
in disgrazia” l’ennesima cartolina precetto, con la quale
gli sarebbe stato comunicato il “richiamo alle armi, per mo- eroicamente in
bilitazione ed inviato al Comando Deposito dell’8 Reggi-
mento Bersaglieri per l’ulteriore assegnazione al 120°
Reggimento Bersaglieri di marcia in A.S.I.”, che in quel occasione di vari
contesto aveva sede a Verona. I detrattori dell’Ippolito
sapevano benissimo che il maggiore dei Bersaglieri in scontri, come fece
congedo aveva chiesto più volte al Duce di poter essere
mobilitato volontariamente, anche dopo la “modesta
esperienza” al comando del X Battaglione della G.I.L. lo stesso Di Biasi
(Gioventù Italiana del Littorio), in formazione al Nord
nell’estate-autunno del 1940. Mussolini, in un primo
tempo, non aveva voluto saperne, preferendo che nella Il 18 dicembre ’42 fu, quindi, la data prefissata dalla mo-
sua Milano la guida del partito rimanesse in “mani salde bilitazione e fu proprio in quel giorno che Andrea Ip-
e sicure”. Che Andrea Ippolito non fosse un codardo, polito fu costretto a lasciare Milano per raggiungere la
così come evidentemente avevano motivo di farlo appa- bella Verona, ma non certo onde arruolarsi volontaria-
rire sia l’OVRA che i nemici che aveva nel partito e nello mente, come aveva egli stesso più volte aveva sollecitato.
stesso regime, lo si evince anche dalla nota diramata Nell’andare incontro al proprio destino, Andrea Ippolito
dallo stesso vertice del P.N.F. il 15 novembre ’42, la quale, decise di non coinvolgere più l’amico Costabile, il quale,
nell’annunciare il “cambio della guardia” della Federa- a quel punto, fece malvolentieri le valige per far ritorno
zione milanese, esordì così: “Il Duce ha accolto il desiderio a Roma. Nella Capitale del Regno, il maresciallo Di
più volte manifestato dai camerati Andrea Ippolito Segre- Biasi riprese il suo incarico presso la Legione territoriale
tario federale di Milano e Adalberto Carolei Segretario fe- alla sede, per poi essere assegnato al I Battaglione Cara-
derale di Taranto di partecipare all’attuale guerra”. binieri, ove rimase sino all’epilogo dell’8 settembre ’43.
64 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 3 ANNO X