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PAGINE DI STORIA
Vescovo che lo riconosce come uno degli autori del pe-
staggio. Con riguardo al secondo, è il Tenente Basignani
a testimoniare in udienza che il Tomei era tra i più esa-
gitati. A sua discolpa dichiarò di aver avuto due fratelli
ammazzati alle fosse ardeatine; tuttavia, nel corso del-
l’interrogatorio condotto dal Presidente della Corte si
scoprì che non ebbe due fratelli uccisi, né un cugino,
come poi cercò di rettificare. Alla fine fu costretto ad
ammettere che si trattava di un amico.
Il processo a carico degli imputati per la morte di Do-
nato Carretta ebbe inizio il 29 aprile 1945. I Giudici
decisero di non far proiettare in aula il filmato di Vi-
sconti ritenuto non decisivo per l’identificazione degli
imputati come autori del linciaggio quanto, invece, di
aggressioni e violenze isolate sul Carretta. E di ciò essi
risposero. Restò impunito un folto numero di agitatori
mai identificati sebbene ripresi dal film. Non potendo
affidarsi alle immagini, l’accusa si basò quasi esclusiva-
mente sulle dichiarazioni dei testi e, in particolar modo,
su quelle determinanti del Tenente Vescovo il quale fu
l’unico testimone a carico del Sagna, del Recchi e del
Tomei e fu colui che condusse le indagini su Arconti.
Dopo 14 udienze, la sentenza giunse il 13 giugno 1947
quando il Tenente Vescovo aveva già lasciato Roma, si
era sposato con Ines ed era stato trasferito al comando UN CARABINIERE CON LE STAMPELLE DI CARUSO
della Tenenza di Ventimiglia. Nonostante le pene severe
richieste dal Pubblico Ministero (16 anni per Sagna e per l’ultima volta da Regina Coeli, quel carcere di cui
Ricottini; 22 anni per Tomei, Recchi e Arconti) vennero Donato Carretta fu direttore. Un drappello di carabi-
condannati solamente Tomei, a 10 anni, Sagna e Ri- nieri, al comando di un ufficiale, lo traduce a Forte Bra-
cottini (a cui venne riconosciuta la semi infermità men- vetta. Giunti sul posto, viene aiutato a scendere dal cel-
tale) a 7 anni; Recchi e Arconti vennero assolti per in- lulare. Ha difficoltà a camminare perché reca ancora le
sufficienza di prove. Gli unici tre condannati non conseguenze dell’incidente stradale avvenuto durante
rimasero a lungo in carcere. Due anni dopo, nel giugno la sua fuga verso Salò. Un carabiniere prende in conse-
del 1949, la Corte di Cassazione, pur rigettando i ricorsi gna le sue stampelle. Viene invitato a sedersi, spalle al
dei condannati, dichiarò estensibili anche a costoro le plotone d’esecuzione composto di 16 metropolitani agli
norme sul condono previste dalle leggi del 1946 e del ordini di un maresciallo. Rifiuta la benda; si pone a ca-
1948. Tutti tornarono in libertà. valcioni della sedia stringendo in mano il rosario che
Il processo all’ex questore di Roma, Pietro Caruso, si gli ha fatto pervenire Papa Pio XII a cui, tramite il
concluse, invece, dopo soli tre giorni dal linciaggio di Cappellano del carcere, aveva chiesto perdono per l’in-
Donato Carretta. L’Alta Corte di Giustizia pronunciò cursione all’interno della Basilica di San Paolo la notte
la sua sentenza il 21 settembre 1944 condannandolo alla tra il 3 e il 4 febbraio 1944.
pena di morte. Alla pena di 30 anni di reclusione venne Al plotone d’esecuzione urla «mirate bene!». Alle 14.08
condannato il suo segretario Roberto Occhetto. muore fucilato.
Alle 13,30 del 22 settembre 1944, Pietro Caruso esce Marco Riscaldati
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO IX 19