Page 18 - Notiziario Storico 2022-4
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PAGINE DI STORIA
Nel pomeriggio del
25 luglio l’Arma giocò
altresì la notizia del pesantissimo bombardamento ame-
ricano su Roma che aveva provocato la morte di mi- una parte risolutiva
gliaia di persone.
renza che covava tra le più alte gerarchie militari e in e determinante per
Le avverse sorti della guerra, il malcontento e l’insoffe-
larghi settori dell’establishment monarchico, indussero
il re Vittorio Emanuele ad un cambio di marcia e a de- le sorti della Nazione,
cidere che era giunta l’ora del cambiamento. Il sovrano
aveva alfine capito che per avviare le trattative con Lon- adempiendo senza
dra e Washington la persistenza al potere di Mussolini
avrebbe rappresentato una seria pregiudiziale. Erano indugio alcuno e con
mesi che il re maturava questa decisione. In una lettera
del giugno 1944, che da Ravello egli indirizzò al Mini-
stro della Real Casa, il duca d’Acquarone, ebbe a scri- istituzionale fermezza
vere: «fin dal gennaio 1943 io concretai definitivamente la
Capo del Governo, Mussolini». Ed anche tra i gerarchi alla missione che gli
decisione di porre fine al regime fascista e di revocare il
del fascismo serpeggiava ormai la convinzione che
Mussolini avesse fallito trascinando il Paese verso la era stata affidata:
rovina e il disfacimento. E dunque, dall’interno del
partito stavano da tempo crescendo forti tensioni e arrestare Benito
diffuse critiche all’azione del Duce. Costui, d’altronde,
già dalla fine del 1942 era al corrente del montante
dissenso di cui si erano fatti interpreti, tra i maggiorenti Mussolini
del partito, soprattutto Ciano, Grandi, Buffarini Guidi
e finanche Farinacci.
Dino Grandi su tutti. Ufficiale degli alpini nella 1a zitutto, il quale doveva rientrare nel pieno possesso delle
guerra mondiale, presidente della Camera dei fasci e sue prerogative e delle sue funzioni.
delle corporazioni, fu l’uomo che diede voce e corpo ai Nell’imminenza della convocazione del Gran Consiglio,
finora soffocati e trattenuti gemiti di intolleranza verso Grandi ottenne udienza da Mussolini tre giorni prima
il Duce. Nel luglio 1943, quando ormai il destino della dell’adunata del supremo organo del fascismo. Così egli
guerra era segnato, chiese la convocazione del Gran appuntò l’incontro con il Duce: «L’udienza fu fissata per
Consiglio, un’assemblea con funzioni essenzialmente le ore 17 del 22 luglio…Il mio colloquio col Duce [previsto
consultive, presieduta dal Duce e composta dalle più di un quarto d’ora – N.d.A.] sarebbe durato invece un’ora
alte e importanti cariche del partito. Per Grandi era e un quarto. Mentre io parlavo, anticipando a Mussolini
giunto il momento di tirare le somme e di cercare di quello che avrei detto in Gran Consiglio, mi accorsi che
salvare il salvabile: il regime aveva fallito, Mussolini do- aveva sotto gli occhi il testo del mio ordine del giorno, evi-
veva fare un passo indietro. Adesso vi era bisogno di dentemente trasmessogli dal segretario del partito. Nessuna
tutti, di uno sforzo comune, di “un’unione sacra”, del ambiguità, nessun infingimento. Il Duce doveva sapere,
ripristino delle istituzioni democratiche e del re, innan- primo fra tutti, le ragioni e lo scopo della nostra azione».
18 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 4 ANNO VII