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PAGINE DI STORIA
SCIUMBASCI CAPO IBRAHIM BEN ALÌ
massimo per un coloniale, riconoscibile per le tre stelle
e una “V” rovesciata al tarbush, e i tre galloni rossi e
uno giallo a “V” rovesciata al braccio. Un grado che
comportava il diritto – tenuto in gran considerazione –
a essere armato di pistola e curbash, il frustino di pelle
di rinoceronte per infliggere le punizioni corporali, e
essere appellato Agà, Signore. Lo stesso termine scium-
basci trasudava autorità, in quanto derivava dalla formula
in dialetto del Tigrai “investito del potere”.
Doveva parlare italiano per far da interprete, presiedeva
alle incombenze amministrative, alla pulizia della ca-
serma e all’addestramento, all’ordine e alla disciplina.
Era a lui che competeva, negli scontri a fuoco contro
guerrieri indigeni, invitare l’ufficiale a smontare da ca-
vallo o dal muletto e porsi al riparo, dopo avergli però
raccomandato di non aderire alla prima, teatrale, esor-
tazione. La sua esperienza gli doveva permettere di
comprendere come ancora il nemico non avesse aggiu-
stato il tiro, per cui il giovane comandante potesse e
dovesse restare in sella, per dar prova di coraggio, d’essere
un ambesà, un leone. E se l’ufficiale superava quella
prova, il vecchio sciumbasci poteva guardare con orgoglio
i gregari, avendo potuto mostrare il valore del condot-
tiero, consapevole che fosse stato il coraggio dei suoi
zaptiè a trasmettere al capo la necessaria sicurezza. Sa-
rebbe stato sempre lui, con l’occhio avvezzo alla batta-
glia, a decidere quando l’ufficiale avrebbe dovuto smon-
tare in quanto il tiro si stava facendo insidioso. Allora
alla seconda accorata preghiera, ma solo allora, era il
caso di aderire con elegante sussiego, senza precipitarsi
al coperto come una femminuccia. La gestione di quei
soldati, guerrieri ancestrali nell’animo, richiedeva tali
rituali. Per questo vi era una così alta percentuale di ca-
duti fra gli ufficiali dei reparti coloniali, ove il comando
richiedeva l’esempio estremo (Vd. P. Caccia Dominioni,
Ascari K7, Mursia, Milano). Il 17 marzo 2019 il comune
di Monguzzo, in provincia di Como, ha dedicato una
via a questo soldato, con la partecipazione delle autorità
locali e dei comandanti dell’Arma operanti nel territorio,
fino a livello provinciale.
Carmelo Burgio
NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 4 ANNO VII 15