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CRONACHE DI IERI
FUGA DAL
CARCERE
CENTRALE
di GIOVANNI SALIERNO
l mattino del 7 novembre 1871, tra ricostru- e salernitano. La fuga rappresentò un colpo al cuore
zioni rocambolesche e cronache enfatizzate, all’efficienza del sistema di sicurezza degli istituti di
si diffuse in tutto il Regno la notizia della pena e al prestigio di tutto l’apparato del nuovo
fuga dal carcere centrale di Chieti (parago- Regno. Tanto più che l’evento si verificò in un luogo
nabile ai supercarceri voluti dal Generale dove era ancora forte il sentimento verso i precedenti
ICarlo Alberto Dalla Chiesa durante la lotta regnanti (dinastia borbonica). Non solo. La eco del-
al terrorismo) di otto pericolosi detenuti. All’appello l’evasione varcò i confini del Regno, colpendo l’opinione
mancavano: Giuseppe Delle Donne, da Montenero pubblica d’oltralpe. Alcuni degli evasi erano noti per
(Campobasso); Domenico Colaneri, da Castelfrentano aver commesso reati a danno di cittadini stranieri.
(Lanciano); Luigi Berardi, da Guilmi (Vasto); Nicola Per le forze di polizia la latitanza dei fuggitivi rap-
D’Angelo, da Farindola (Pescara); Giovanni Presutti, presentava un affronto. Un’onta cui porre rimedio al
da Tocco Casauria (Chieti); Andrea De Angelis, più presto. A rendere ancora più indigesta la situazione
Gaetano Manzo “di Marcello” e Gaetano Manzo “di sopraggiunsero i risultati delle prime indagini. L’eva-
Luigi”, nativi di Acerno (Salerno). Tutti condannati sione era stata orchestrata da tempo con la complicità
alla pena di morte o ai lavori forzati a vita. Tutti di simpatizzanti borbonici, briganti in libertà e
nomi che solo a sentirli pronunciare lasciavano insonni familiari dei detenuti che avevano corrotto funzionari
sindaci, comunità, intere città e le stesse forze e secondini. Si scoprirà che Gaetano Manzo, già de-
dell’ordine. Guadagnata la libertà, gli evasi al fine di tenuto nel carcere di Pescara, con una lettera ai
far perdere le proprie tracce si divisero in due gruppi. familiari aveva fatto intendere che di lì a poco sarebbe
I primi quattro, capeggiati dal famigerato Giuseppe fuggito. La missiva era stata inviata per essere inter-
Delle Donne, si dileguarono tra le colline del circon- cettata. Gli operatori della casa di pena di Pescara
dario di Vasto. Gli altri, guidati da Gaetano Manzo, ignari della trappola decisero di trasferire il detenuto
di Luigi, penetrarono a sud nell’entroterra avellinese presso il supercarcere di Chieti ove realmente era in
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