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CRONACHE DI IERI





                                                                         Nei primi giorni di


                                                                     dicembre le tensioni



            che il malcontento delle persone, montato a dismisura,
            aveva trasformato Balsorano in una polveriera pronta       erano molto forti e
            ad  esplodere  e,  infatti,  a  più  riprese  vennero  inviati
            rinforzi di carabinieri e soldati.                              alcuni gruppi di
            Al mattino del 9 dicembre in Piazza di San Martino,
            dov’era il palazzo municipale, era riuscita ad avvicinarsi   persone avevano
            una folla stavolta armata di fionde e sassi, zappe, vanghe,
            bastoni, tizzoni ardenti, forche e altri utensili brandeggiati
            con  fare  minaccioso.  Tutti  urlavano  e  imprecavano  tentato di avvicinarsi
            contro gli amministratori comunali, minacciando e cer-
            cando ostinatamente di invadere l’edificio pubblico gri-              al palazzo
            dando “Viva il Re e la Regina, abbasso il municipio”. A
            coloro  della  forza  pubblica  che  già  presidiavano  la
            piazza sembrò subito che sarebbe accaduto qualcosa di          municipale con
            grave. Come racconta Giovanni Tordone nel suo libro
            Balsorano  la “rivoluzione” del  1910,  questo  slogan  ed       l'intenzione di
            altri erano stati suggeriti da «Raffaele De Medici – un
            repubblicano, amico degli onorevoli Eugenio Chiesa e
            Filippo  Turati  (cfr.  p.  211),  oppositore  politico  di  protestare, senza
            Francesco De Caris, il sindaco della mala gestione, e di
            Vincenzo  Ruggieri,  subentrato  al  dimissionario  De          riuscirvi perché
            Caris e che si era trovato a dover gestire il gravoso pro-
            blema, ndr. – allo scopo di far intendere che la rivolta non    bloccati, senza
            era diretta contro lo Stato, bensì all’Amministrazione co-
            munale», ancor più che fra i manifestanti vi era anche
            un  alfiere  con  il Tricolore,  scelto  quale  vessillo  della  troppa fatica, dai
            protesta.
            Questa fu una delle giornate tristemente memorabili                  carabinieri
            della storia del piccolo paese aquilano.
            A tutela dell’ordine pubblico erano molti carabinieri e
            militari di truppa del 13° Reggimento di Fanteria, coa-  propriamente usati, avrebbero potuto assumere la mi-
            diuvati da alcune Guardie di Città e Guardie forestali.  cidiale validità di vere armi, dall’altra una schiera molto
            A capo dei reparti schierati erano il Capitano Giovanni  inferiore di uomini della forza pubblica con il compito
            Casagrande, comandante della Compagnia di Sulmona,      di  proteggere  il  palazzo  istituzionale  e  le  abitazioni
            e  il  Tenente  Giuseppe  Mercuri,  comandante  della   degli amministratori.
            Tenenza di Avezzano, gli ufficiali del Regio Esercito e  Se  si  considera  che  una  folla  in  preda  alla  violenza,
            alcuni Delegati di P.S. quali responsabili del servizio.  mossa dalla tensione e dall’adrenalina, agisce senza ri-
            Due compagini erano a confronto: una folla di popolani  flettere e ponderare gli effetti e le conseguenze della
            esasperati e per questo inferociti e armati alla “bell’e  propria azione, è presto dedotto che anche a Balsorano
             meglio”, ma pur sempre con oggetti e arnesi che, se im-  si sarebbe potuto verificare un vero e proprio “assalto al



            60 NOTIZIARIO STORICO DELL’ARMA DEI CARABINIERI - N. 5 ANNO III
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