Page 155 - Rassegna 2019-3
P. 155

LE UNITÀ ANTITERRORISMO DELL’ARMA DEI CARABINIERI



                     I Carabinieri parte delle API hanno in dotazione un giubbotto antiproiet-
               tile con piastre balistiche, scudi antiproiettile, una particolare tuta da combatti-
               mento, un elmetto balistico in kevlar con visiera e una radio personale. Le armi
               utilizzate sono sia dispositivi non letali, come il bastone tonfa e lo spray urti-
               cante, sia armi vere e proprie: quelle tradizionali corte e alcune lunghe di nuo-
               vissima generazione. In particolare, di solito hanno in dotazione la mitragliatri-
               ce M12, l’MP5 e il fucile d’assalto 70/90 . L’ingresso nelle API è volontario, e
                                                       (7)
               di solito i loro membri provengono dalla Territoriale, ma con esperienza nel
               Reggimento “Tuscania”, nel nucleo Radiomobile o nei reparti dell’Esercito .
                                                                                        (8)
                     Per  quel  che  riguarda  l’organizzazione  gerarchica,  le  API  rispondono
               direttamente al Comandante Provinciale dell’Arma, così da poter garantire la
               massima efficacia e rapidità d’azione nel caso di un attacco terroristico multiplo
               e contemporaneo nell’area di competenza. Come già accennato, l’obiettivo delle
               API è quello di individuare una potenziale minaccia terroristica e fornire una
               risposta rapida volta al contenimento del fenomeno terroristico, nell’attesa che
               arrivino le Task Unit del GIS e del “Tuscania”. La peculiarità del loro modus ope-
               randi è quella di ingaggiare direttamente lo shooter costringendolo a concentrarsi
               a rispondere al fuoco dei Carabinieri. Così facendo l’attenzione dell’attentatore
               viene distolta dai civili i quali possono dirigersi verso un luogo più sicuro.
                     Inoltre, un nucleo di API dovrebbe raggiungere l’area soggetta all’attacco
               in dieci minuti circa. Per garantire tale celerità di azione, gli operatori eseguono
               continuamente dei turni di pattuglia, evitando il più possibile di lasciare scoperti
               gli obiettivi ritenuti sensibili per un lungo periodo di tempo.
                     Questa azione di pattugliamento differenzia le API da altri reparti con simi-
               li funzioni al di fuori dell’Italia, come ad esempio gli SWAT (Special Weapons And
               Tactics) statunitensi, che invece rimangono in caserma in attesa di una chiamata
               d’emergenza.
                     Come  è  prevedibile  dal  tipo  di  azione  che  sono  chiamati  a  svolgere,  i
               Carabinieri delle API ricevono un addestramento specifico che li prepara a for-
               nire  una  prima  risposta  a  potenziali  attacchi  terroristici.  I  volontari  seguono
               innanzitutto  un  corso  di  formazione  della  durata  di  tre  settimane  presso
               CoESPU di Vicenza, dove ricevono un addestramento a cura di istruttori appar-
               tenenti al GIS. I corsi prevedono tecniche di combattimento corpo a corpo,
               pronto soccorso operativo, combattimento urbano, addestramento al tiro, simu-
               lazioni di operazioni di contrasto agli ordigni esplosivi e ai cecchini. Terminata
               la formazione di base a Vicenza, continuano a perfezionare il loro addestramen-
               to, in particolare le tecniche di tiro, combattimento e primo soccorso avanzato.


               (7)   https://www.sostenitori.info/carabinieri-cosi-si-addestrano-le-api/319415.
               (8)   Ibid.

                                                                                        151
   150   151   152   153   154   155   156   157   158   159   160