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LE UNITÀ ANTITERRORISMO DELL’ARMA DEI CARABINIERI
I Carabinieri parte delle API hanno in dotazione un giubbotto antiproiet-
tile con piastre balistiche, scudi antiproiettile, una particolare tuta da combatti-
mento, un elmetto balistico in kevlar con visiera e una radio personale. Le armi
utilizzate sono sia dispositivi non letali, come il bastone tonfa e lo spray urti-
cante, sia armi vere e proprie: quelle tradizionali corte e alcune lunghe di nuo-
vissima generazione. In particolare, di solito hanno in dotazione la mitragliatri-
ce M12, l’MP5 e il fucile d’assalto 70/90 . L’ingresso nelle API è volontario, e
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di solito i loro membri provengono dalla Territoriale, ma con esperienza nel
Reggimento “Tuscania”, nel nucleo Radiomobile o nei reparti dell’Esercito .
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Per quel che riguarda l’organizzazione gerarchica, le API rispondono
direttamente al Comandante Provinciale dell’Arma, così da poter garantire la
massima efficacia e rapidità d’azione nel caso di un attacco terroristico multiplo
e contemporaneo nell’area di competenza. Come già accennato, l’obiettivo delle
API è quello di individuare una potenziale minaccia terroristica e fornire una
risposta rapida volta al contenimento del fenomeno terroristico, nell’attesa che
arrivino le Task Unit del GIS e del “Tuscania”. La peculiarità del loro modus ope-
randi è quella di ingaggiare direttamente lo shooter costringendolo a concentrarsi
a rispondere al fuoco dei Carabinieri. Così facendo l’attenzione dell’attentatore
viene distolta dai civili i quali possono dirigersi verso un luogo più sicuro.
Inoltre, un nucleo di API dovrebbe raggiungere l’area soggetta all’attacco
in dieci minuti circa. Per garantire tale celerità di azione, gli operatori eseguono
continuamente dei turni di pattuglia, evitando il più possibile di lasciare scoperti
gli obiettivi ritenuti sensibili per un lungo periodo di tempo.
Questa azione di pattugliamento differenzia le API da altri reparti con simi-
li funzioni al di fuori dell’Italia, come ad esempio gli SWAT (Special Weapons And
Tactics) statunitensi, che invece rimangono in caserma in attesa di una chiamata
d’emergenza.
Come è prevedibile dal tipo di azione che sono chiamati a svolgere, i
Carabinieri delle API ricevono un addestramento specifico che li prepara a for-
nire una prima risposta a potenziali attacchi terroristici. I volontari seguono
innanzitutto un corso di formazione della durata di tre settimane presso
CoESPU di Vicenza, dove ricevono un addestramento a cura di istruttori appar-
tenenti al GIS. I corsi prevedono tecniche di combattimento corpo a corpo,
pronto soccorso operativo, combattimento urbano, addestramento al tiro, simu-
lazioni di operazioni di contrasto agli ordigni esplosivi e ai cecchini. Terminata
la formazione di base a Vicenza, continuano a perfezionare il loro addestramen-
to, in particolare le tecniche di tiro, combattimento e primo soccorso avanzato.
(7) https://www.sostenitori.info/carabinieri-cosi-si-addestrano-le-api/319415.
(8) Ibid.
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